Dal 29 Settembre al 3 Ottobre 2021 ritorna la Japan Week nella prestigiosa cornice del Museo Archeologico Nazionale di Napoli.Il tema di quest'anno è il rapporto fra Uomo e Natura nella società giapponese contemporanea.Mostre, prime visioni, documentari e talk. Ci sarò anche io in veste di moderatore. Quest'anno presenterò il film "Koi" di Lorenzo Squarcia (QUI la mia intervista) e il nuovo libro di Antonio Moscatello "A tutto Giappone". Mi raccomando munitevi di Green pass e venitemi a salutare. Mi sono anche tinto i capelli di grigio. :-P Il menù è ricchissimo. Per info e prenotazioni cliccate QUA. GtvbPer me, il grande terremoto del Kantō fu un’esperienza terrificante, ma di un’importanza capitale. Mi rivelò non solo gli straordinari poteri della natura, ma anche gli straordinari abissi che si nascondono nel cuore umano. Tanto per cominciare, il terremoto sconvolse la mia vita trasformando istantaneamente il mondo in cui vivevo. Akira Kurosawa
Sukagawa oltre ad essere famosa per l’eroe Ultraman e per la festa del fuoco, ha un altro fiore all’occhiello. Qui si fermò per otto giorni l’illustre poeta di Haiku e grande viaggiatore: Matsuo Bashō, forse perché doveva fare pipì a casa del suo amico Sagara Tokyu. :-PSukagawa, nel periodo Edo, era considerata una delle migliori città postali del Tohoku. In questi paesi potevi trovare riparo e ristoro e le vie erano piene di locande. Le città postali sorgevano sulle grandi strade volute da Ieyasu Tokugawa, per facilitare i viaggi del daimyou fino alla capitale. Ho cercato di alzare l’asticella con il mio compagno di viaggio e l'ho portato a visitare il piccolo museo dedicato a Matsuo Bashō di Sukagawa, non si può vivere solo di Godzilla e Power rangers. “Marco conosci gli Haiku?” “Li ho mangiati una volta all’All you can eat, ma non li ho digeriti” Iniziamo bene. "Ho attraversato il fiume Abukuma e ho camminato tra le alte montagne di Aizu e i tre villaggi di Iwaki, Soma e Miharu che erano divisi dai distretti di Shimotsuke e da un'altra manciata di montagne un pochino più basse. Mi sono fermato allo "stagno ombra", così chiamato perché si pensava riflettesse l'ombra esatta di qualsiasi oggetto che si avvicinasse alla sua riva. Era una giornata nuvolosa, ma nello stagno si rifletteva solo il cielo grigio. Ho fatto visita al poeta Tokyu nella città postale di Sukagawa e ho trascorso alcuni giorni a casa sua. Ho dovuto dirgli che non ero riuscito a comporre quante poesie avrei voluto, anche perché ero stato assorbito dalle meraviglie della campagna circostante e dai ricordi di antichi poeti" (traduzione Nobuyuki Yuasa) Bashō è arrivato a Sukagawa così, camminando ed emozionandosi. Nato nel 1644 nell’attuale prefettura di Mie è diventato quasi subito monaco zen e ha passato la sua vita viaggiando. Gli Haiku che scriveva hanno sedotto migliaia di persone che lo hanno seguito nel suo peregrinare per il Giappone. Non si contano gli allievi, sta di fatto che in pochi anni il maestro è riuscito a diventare il più grande esponente della poesia giapponese. La natura, le stagioni, la vita quotidiana, l’assenza venivano raccontati in tre versi. La sintesi di un' immagine che cristallizza il momento dell’ispirazione. E Bashō nei suoi lunghi viaggi veniva folgorato: dai ciliegi alle rane, dall’erba estiva ai rami spogli. Ogni suo passo era un poema. Al mio amico Marco non è servito molto leggere degli Haiku. E nemmeno il museo lo ha impressionato. In effetti è un po’ complesso entrare in questa forma di arte se ormai sei contaminato dalle mutande Airism di Uniqlo. (QUI se voleve rispolverare la memoria) Il mito di Bashō crebbe così tanto in quel periodo che alcuni misero in giro voci assurde sul suo conto. Chi lo voleva spia dello shogunato Tokugawa, chi lo immaginava come un ninja sotto mentite spoglie. Ma il poeta era un uomo tutto di un pezzo e si faceva scivolare addosso questi pettegolezzi. Bashō era un travel blogger ante litteram, ogni suo viaggio veniva descritto in lunghi resoconti dai titoli evocativi: I ricordi di uno scheletro scosso dalle intemperie o Ricordi di un bagaglio consumato, prosimetri in cui versi e prosa vengono alternati in maniera equilibrata.Nell'era Showa, il poliedrico poeta Kenji Miyazawa disse di queste opere: “Era come se l'anima stessa del Giappone si fosse scritta da sé” Ti senti piccolo in questo museo intriso di chilometri di inchiostro ed esperienze lontanissime. È un mondo sommerso, difficile da spiegare e da capire. Cosa direbbe Matsuo Bashō se vedesse oggi Sukagawa? Piangerebbe davanti alle statue dei mostri o riuscirebbe a trasformarli in versi poetici? E poi cavoli è morto così giovane. A 50 anni, mentre spirava, era già diventato uno dei più amati artisti del paese e io non riesco nemmeno a convincere il mio amico Marco di tale bellezza. Di chi è la colpa? Del capitalismo? O di tutti questi pupazzini che ti distraggono? I nostri amici di Sukagawa devono essersi accorti della nostra fatica e invece di tentare di tradurre i pensieri e le ispirazioni di Bashō hanno preferito portarci via lasciando a internet il compito di raccontarci di più. Calano il sipario e il sole sul piccolo museo, gli Haiku lasciano spazio ai languori dello stomaco. È ora di mangiare e l’Izakaya è l’unico posto dove poter rivivere un’atmosfera conviviale e tipicamente giapponese. Ad accoglierci un Godzilla nanetto e delle ciabatte terribili. Io non ho mai capito come mai il Giappone, così attento all’estetica e alla bellezza possa produrre questi obbrobri. I miei amici e l'Assessore alla cultura di Sukgawa hanno iniziato a bere come dei folli alcolizzati. Che la festa abbia inizio! Finalmente l’efficienza, la gentilezza e il rigore giapponese hanno incominciato a sciogliersi. A un certo punto Kyoko, la gentile amica di Mia san, che ha dei bellissimi capelli grigi a caschetto, ha tirato fuori dalla borsa questa bottiglia. È consuetudine in Giappone bere fino a stare male e rimettere agli angoli delle strade o peggio sui vagoni della Metro, che sia vomito finto questo? “No è Sake fermentato analcolico fatto con riso” “Mia san sicuro che sia fermentato? A me sembra la raccolta dell’umido” “Vuoi assaggiare?” In effetti il sapore non è male, il problema è la consistenza. Non contenti di averci rimpinzato come Hansel & Gretel la delegazione di Sukagawa ci ha portato a fare una passeggiata per digerire e ammirare (per l’ennesima volta) le statue di Ultraman di notte. Alle 22:40 si è manifestato l’Omotenashi: la tradizionale ospitalità giapponese. “Mi scappa la pipì” Non c’è problema, piuttosto che andare in un bar, l’Assessore ha chiamato un suo amico e l’ha obbligato ad aprire il negozio di dischi con bagno annesso. “Che bello questo negozio di Ultraman, peccato sia chiuso” Non c’è problema, piuttosto che aspettare il giorno seguente, l’Assessore ha chiamato il padrone, parente del grande regista Eiji Tsuburaya, costringendolo ad aprire il negozio. In più ci ha regalato una ventina di pupazzetti, cartellette, spillette, adesivi a tema Ultraman. La generosità dell’Assessore è infinita. Perché non approfittarne. :-P “Vorrei un caffè” Non c’è problema, piuttosto che convincermi che il caffè in Giappone sia una sorta di brodaglia sporca, ci ha accompagnato in un Konbini e offerto sigarette, biscottini, giornaletti, merendine e polpette di riso. In queste occasioni, l’unica cosa che puoi fare è ringraziare e inchinarti, memorizzare il numero di telefono, scattare qualche foto e spedirle via Whatsapp. "Caro assessore io e Marco siamo ben lieti di trasferirci a Sukagawa, saremo i suoi schiavi per tutta la vita, stia tranquillo non le causeremo nessun danno a livello politico. Ci intesti solo una casetta e un paio di assicurazioni sulla vita e noi faremo tutto quello che desidera. Diventeremo, a seconda dei suoi capricci, sicari, colf o uomini oggetto. Una sola domanda: cosa state costruendo qui in città? Da questa foto non si capisce. Cordiali saluti Gabriele."Gtvb L’ultimo Haiku di Bashō, 4 giorni prima di morire. Ammalatomi in viaggio,il mio sogno corre ancoraqua e là nei campi spogli.
Per il mio ultimo giorno in Giappone mi sono scelto la maledizione delle maledizioni: una full- immersion di templi con guida annessa in lingua anglo-nipponica. Anzi esageriamo: due guide! Vi ricordo che ho vinto il viaggio aggratis (cliccate QUI) e tutto questo era nel pacchetto all-inclusive, quindi rifiutare mi sembrava da maleducato. La mail di convocazione è abbastanza perentoria: “Ritrovo nella hall ore 8:30. Non sono ammessi ritardi. Ciao” Io non sono stato molto furbo. Ho fatto colazione alle 8:10 e poi ho fumato la sigarettina fuori dall’Hotel con l’aria frizzante che mi accarezzava il pancino. Risultato? Movimenti tellurici intestinali appena è arrivato il pullman a prendermi. Pensavo fosse un tour intimo e invece è un giro di gruppo. Ci sono filippini, americani, tedeschi e francesi. Sembriamo una barzelletta. La Guida n°1 appena ci ha visto ha iniziato a sorridere e inchinarsi, poi come nelle tipiche gite di classe ha fatto il giro dei sedili e ci ha contato, manco fossimo degli alunni sprovveduti da tenere a bada. Ci siamo tutti. Possiamo partire. “Uelca to Sanlais tul tudei ui uoch meni tempel e empera palas” (Benvenuti al Sunrise tour oggi vedremo molti templi e il palazzo dell’Imperatore) Ma è stupendo! Sembra di sentire Ciu Ci Ciao nel film Delitto al ristorante cinese. “Dis is chiasso” Chiasso? Ma non era in Svizzera? Vuoi vedere che siamo entrati in un portale spazio dimensionale e ci tocca comprare cioccolato e orologi? Il “Chiasso” di Kyoto, ovvero il Castello Nijō, come dice la nostra guida, è molto antico. È stato costruito nel 1601 per volere di Tokugawa Ieyasu, uno degli Shogun più famosi della storia giapponese. Nel Castello bisogna entrare scalzi, quindi mi raccomando indossate calze decenti e senza buchi sull’alluce. Guida n°1 ci fa subito notare che la caratteristica principale di questo sito Patrimonio dell’Unesco è il pavimento. Non è stato costruito con marmi pregiati o legni magici, ma semplicemente canta. Come un usignolo. Così in silenzio e tutti in fila abbiamo camminato ascoltando il gorgheggio delle tavole, che non assomiglia proprio al canto dell’uccello passeriforme, ma fa pensare più al lavoro fatto male da un posatore dell’Ikea. Ok, smetto di scherzare. Il pavimento del Castello Nijō fu costruito con questa peculiarità per difendere i residenti dagli attacchi dei ninja o di altri assassini psicopatici. L’idea venne all’architetto Itakura Katsushige, che se la tirava un casino. “Signor Tokugawa ho creato questo pavimento che suona. È una sorta di allarme naturale. Se una notte un killer dovesse camminarci sopra, si sentirà per tutto il palazzo un dolce ronzio, così le vostre guardie potranno subito scovare il bandito e farlo a fette” Tokugawa non andò mai più a urinare dopo mezzanotte. Poi chiamò il Signor Beghelli e si fece installare un bel Salvavita al collo. Però il pavimento è rimasto lì a testimoniare come vivevano male imperatori e shogun a quei tempi, sempre con quel timore di essere uccisi. I dipinti alle pareti sono attribuiti a Kanō Naonobu. Pare che questo pittore abbia disegnato tigri e pantere senza mai averle viste. Infatti sembrano delle scimmie con delle pellicce striate gialle e nere. :-P In giro nelle stanze del Castello dei manichini riproducono la vita di corte: ci sono i samurai inginocchiati al cospetto del capo, concubine in kimono che si sparano le pose, Hello Kitty menestrella che suona lo shamisen e… “Stop nau go tu anoder tempel” (Fermi. Adesso andiamo in un altro tempio) Ma come??? Siamo appena arrivati. Ci trattano come un gregge! Hai due minuti per fare tutto: Scendere dal pullman, foto, tradurre, trattenere la pipì e risalire sul pullman. “Dis is Mos Burger” (Questo è Mos Burger) Guida n°1 ci tiene a fare un po’ di marchette. Mos Burger è una catena tipo Mc Donald’s, ma molto più genuina. Almeno secondo lei. Ci consiglia di venire a mangiare qui se abbiamo strane voglie di panini e patatine, perché da Mos Burger non ci sono conservanti, estrogeni e coloranti: la mucca l’abbattono al momento! “Du iu laik ambuga?” (Vi piace l’Hamburger?) E’ tutto surreale. Ma verrai in Italia. Giuro che al posto del Duomo ti porto a vedere la pizzeria sarda sotto casa mia e te la spaccio per il Museo del Cenacolo Vinciano. Uno dei luoghi più suggestivi di Kyoto è sicuramente il Kinkaku-Ji, il famoso tempio d’oro. La foto icona è questa:Ma non crediate che sia semplice da scattare, perché qui c’è così tanta gente che esci pazzo e alla fine mandi tutti a quel paese e veramente vai da Mos Burger a mangiare, piuttosto che aspettare la luce giusta e che qualche cinese invadente si levi dall’inquadratura. Yukio Mishima scrisse un bellissimo libro sul Kinkaku-Ji, (Il Padiglione d’oro Ed. Feltrinelli) che racconta la storia di Hayashi Yoken, un giovane monaco balbuziente e con qualche problema posturale, che per ragioni personali incendiò il tempio. Non vi dico il bordello. Fu imprigionato per sette anni e detestato da tutti. Quello che vediamo ora fu ricostruito nel 1955 e ristrutturato negli anni 80. Non so chi ci sia a guardia del nuovo Tempio d’oro, ma se osi avvicinarti a una parete c’è un cecchino che ti spara delle frecce intrise di veleno e soia. “Scusi signora guida posso stare ancora un minuto, non riesco a farmi la foto?” “No! iz taim tugo” Guida n°1 è stupenda. Parla con enfasi dei cessi pubblici giapponesi e dei templi dando loro la stessa importanza. Questo è quello che ho capito mentre mi trascinava con impeto al pullman. “Se voi ometti dovete urinare ricordatevi di entrare dove c’è la figura del maschio attaccata sulla porta. Potete farla sia in piedi che seduti. Il Tempio d’oro Kinkaku-ji conosciuto anche come Rokuon-ji è stato costruito nel 1397 come villa per lo Shogun Ashikaga Yoshimitsu, il parcheggio dei bus si trova alla vostra destra, il nostro pullman è di colore beige, se sbagliate a prenderlo verrete venduti come schiavi, non date da mangiare ai giapponesi dopo la mezzanotte, i sacchetti igienici per le donne si trovano sotto il sedile insieme allo sconto del 10% per Mos Burger.”. E’ un po’ difficile godersi questi posti quando sei obbligato a rincorrere la Guida, capire il 50% di quello che dice e aspettare che tutti arrivino in orario al Pullman. Siamo polli in batteria e Kyoto piange perché lei è una poesia e odia essere calpestata da orde di turisti. Nessuno si sofferma a Kyoto. La divorano e le piange di nuovo. Guardo la città dal finestrino, vorrebbe regalarmi un Haiku e un ventaglio per l’estate, ma la mia guida rompe di nuovo il silenzio. “E’ usanza in Giappone vestirsi con il kimono durante le feste, ma quelle che vedete in giro per la città sono solo delle volgari straniere asiatiche che fanno le pagliacce” Poi con una punta di razzismo… “Sono tutte malesiane e cinesi che affittano nei negozi un kimono a ore e rovinano l’antica atmosfera che si respira a Kyoto” Tranquilli il peggio deve ancora arrivare: ci stanno portando a pranzo.In un angolo triste della città dove non c’è nulla, accanto a delle rotaie sorge il ristorante “da Kyoko” modesto locale su due piani dove poveri turisti sono obbligati a mangiare su tavoloni giganteschi. Il Menù comprende un’annacquata scodella di ramen dove galleggiano pelle e pezzi di pollo, una ciotola di riso scotto, un triangolino di ananas, uno spicchio d’arancia, uno sputo di verdure, carotine tagliate sottili come ostie e una bottiglietta di acqua liscia. Ho fatto il mio record personale di “seduta a tavola + rutto”: 39 secondi. Poi ho passato un’ ora a fumare vicino a una Vending machine. E ho bevuto qualsiasi cosa. Ho provato anche ad assaggiare i caffè freddi. Non ve li consiglio! Hanno un vago gusto di catrame.La mia amica Mia san dice che Kyoto è un po’ troppo vecchia per i suoi ritmi tokyesi. Qui però si respira un’aria più tranquilla, le persone sono meno stilose, ma non hanno l’aria da alienate. Al supermercato fanno più caciara, se hai freddo trovi sempre un negozio di foulard e se ti perdi la borsa te la puoi rifare con un furoshiki.Cambio della guardia. Alle ore 14:00 è arrivata la Guida n°2, una matta ottuagenaria con una spugnetta attaccata ad un’antenna. Non parla inglese, ma una lingua sconosciuta dell’Hokkaido e mima orgasmi porno soft. Per farvi un esempio: “Uelcambà mmh mmh” (Tradotto sarebbe: bentornati mmh mmh) “Biuti sakura mmh mmh oh oh oh” (Belli i ciliegi in fiore mmh mmh oh oh oh) “Kyoto like mmh mmh oh oh oh” (Kyoto piace mmh mmh oh oh oh”) I teenager americani non fanno altro che prenderla in giro. Poverina. Mi fa un po’ tenerezza. Però possibile che non ci sia una Guida normale in questo paese? Le trovo tutte io? (QUI la mia avventura a Tokyo) Guida n°2, nonostante l’età, è velocissima. In due ore ci ha fatto visitare il tempio buddista Rengeoin Sanjusangendo, dove non puoi fare manco una foto sennò i guardiani ti fulminano, il Kennin-Ji, uno dei più antichi templi zen della città, poi un altro di cui non ricordo il nome perché non capivo nemmeno più dov’ero e infine uno dei miei preferiti: il Kiyomizu-dera. Anche qui c’è un bordello disumano. (QUI la mia prima visita a questo tempio) Ci sono un sacco di cinesi impazziti vestiti a festa che si comprano qualsiasi cosa nei negozietti, le malesiane invece si mettono in posa ore per una foto e creano una lunga coda davanti alla fonte che porta gioia, fortuna, felicità, soldi, perdita di peso, abbassamento del colesterolo, morte della suocera e altre cazzate. La mia riserva di pazienza è finita quando Guida n°2 ci ha mostrato come comprare le bibite dalle macchinette. Dio, siamo in uno dei più importanti templi al mondo e tu non sai dirmi niente? Verso la fine dell’anno 700, Enchin, il solito monaco buddista, ma più sveglio di quello che aveva bruciato il Tempio d'oro, sognò un fiume dorato che scendeva dal monte Otowa. Aveva mangiato pesante. :-PQuando si recò sul luogo per vedere se almeno ci fosse un rigagnolo, trovò un anziano seduto su un ceppo che guardava i cantieri. :-POra la leggenda non è molto chiara, ma dopo che il vecchietto se ne andò, a Enchin fu detto che quell'uomo aveva 200 anni e che con quel ceppo di legno doveva intagliare una statua della dea Kannon con 11 volti e 1000 braccia.Un po' più difficile no?Ci lavorò per molti anni e solo quando incontrò il guerriero Sakanoue no Tamuramaro, che rimase colpito dalla sua dedizione e divenne il suo mecenate, riuscì a perfezionare l'immagine della dea. Tamuramaro fondò un tempio nel 778 per ospitare l'immagine di Kannon. Enchin era un monaco della scuola buddista Hosso, che insegna che la comprensione della realtà proviene dalla nostra mente, piuttosto che dall'esperienza empirica effettiva. A parte le pippe mentali, possiamo dire che Enchin e il guerriero Tamuramaro hanno fatto un bel lavoro. Mi sono lasciato alle spalle tutto. Le guide, i templi, la geisha, i souvenir. Ho abbandonato il mio gruppo e sono tornato in hotel a piedi. 52 minuti tra piccole vie e negozietti dimenticati dal tempo. Ahimè il mio ultimo giorno a Kyoto è finito alla stazione. Perché dovevo cambiare questo benedetto Japan Rail Pass. (QUI la mia avventura alla stazione)“Scusi gentile signorina che sta al di là del vetro dell’ufficio Ovest, ho sbagliato a cambiare il Japan Rail Pass, giuro che non l’ho usato, posso…” Alla parola – sbagliato – è suonato un allarme che ha fatto scendere dal cielo i quattro guardiani di Bhante Sujiva. La stazione è stata evacuata, i controllori si sono buttati sui binari, le hostess dei treni hanno cambiato sesso e tutti i bar hanno chiuso per lutto. “Va bene sciocco di uno straniero baffuto, noi possiamo cambiargli gentilmente il biglietto. Noi possiamo risarcirla di 1600 Yen, ma lei deve ricomprare il Japan Rail Pass. Costa 2000 Yen” “Quindi le devo solo 400 Yen” “No! Tu devi a noi 2000 Yen e noi dobbiamo a te 1600 Yen” “Fa 400 la differenza!” “No! Noi abbiamo debito con te di 1600 Yen e tu poi pagare a noi 2000 Yen!” Basta mi esce il sangue dal naso. Abbiamo dovuto fare questa pantomima. Io ho posato due banconote da 1000 Yen sul piattino, lei con freddezza me li ha mostrati, li ha riposti nella cassa e poi con aria severa ha appoggiato sempre sul solito vassoietto la banconota da 1000 Yen che le avevo appena dato e 6 monete da 100. “E’ stata molto cordiale signorina. Grazie per avermi offerto il suo aiuto, ma soprattutto per avermi fatto perdere 30 minuti per niente” “Si figuri sciocco di un turista che non sa leggere le date sul biglietto, la prossima volta vada in vacanza in Liguria, torni presto a trovarci onegaishimasu!” Ce l’ho fatta! Domani posso ripartire tranquillo. Kyoto chiude il sipario su un viaggio pieno di sorprese e momenti grotteschi. Potete ripartire da QUI. Io intanto mi godo il mio kakemono limited edition con l’Uomo ragno che venera i sakura. Io Kyoto la vedo così. Come un’eroina. Gtvb
Mori Seihan il sacerdote supremo del tempio dell'acqua Kiyomizudera di Kyoto ha rivelato il Kanji dell'anno è: san mitsu (密) che significa stretto/denso. Motivo di questa scelta è stata sicuramente la Pandemia causata da Covid-19. Mitsu è la prima parte di ogni parola legata alla prevenzione dell'infezione: da qui sanmitsu 三密. Assembramenti: Misshū 密集Luoghi chiusi: Mippei 密閉Contatto diretto: Missetsu 密接 Vi ricordate quello dell'anno scorso? Era Rei 令 Ordine/armonia e diciamo che non ha portato molta fortuna. Ma quali erano gli altri Kanji candidati? L'editore Jiyū Kokuminsha della popolare guida annuale di lingua Gendai yōgo no kiso chishiki (Basic Knowledge on Contemporary Terminology) ha pubblicato lo scorso Novembre la lista delle 30 parole candidate. Un comitato ha selezionato le finaliste commentando il forte peso che il virus ha avuto sul Giappone e sul mondo.Eccone alcune che ahimè hanno perso al foto finish. :-) あ つ 森 - Atsumori. Il gioco di simulazione della Nintendo Atsumare: Dōbutsu no Mori (Animal Crossing: New Horizons) uscito a Marzo 2020 durante il primo soft lockdown giapponese ha offerto ai gamers e non solo un modo per passare il tempo chiusi in casa. ア ベ ノ マ ス ク - Abenomasuku La carenza di maschere durante la prima fase della Pandemia ha spinto il ministro Abe a una forte campagna di distribuzione di mascherine su tutto il territorio giapponese provocando però forti critiche per via delle dimensioni troppo piccole. ア マ ビ エ - Amabie. Lo Yōkai (spirito soprannaturale) Amabie sirena a tre gambe con il volto da uccello è diventata uno dei simboli contro la lotta al Corona Virus.La leggenda sostiene che sia emersa dal mare nel XIX secolo e che fu avvistata da un pescatore. Fece una profezia dicendo che ci sarebbero stati buoni raccolti e che in presenza di virus sarebbe bastato mostrare un suo ritratto all'ammalato per farlo guarire. In Giappone è ita come logo ovunque. Paese che vai,superstizione che trovi. オ ン ラ イ ン ◯◯ - Onrain. Skype, Zoom, Messenger, Line, Whatsapp sono stati di supporto a riunioni, lezioni scolastiche, controlli medici, ma anche feste, cene ed eventi musicali gratuiti. E voi siete ancora in smart working? 鬼 滅 の 刃 - Kimetsu no yaiba. La serie Demon Slayer di Gotōge Koyoharu è diventata un fenomeno sociale in Giappone. Ha conquistato un pubblico trasversale e orde di fan e cosplayer hanno invaso i cinema ad Ottobre facendo guadagnare al film oltre 10 miliardi di Yen in solo 10 gorni. Chissà se Sailor Moon l'hanno mai candidata come parola dell'anno, devo andare a controllare. GoTo キ ャ ン ペ ー ン - GoTo kyanpēn. Quest' estate il Governo aveva lanciato la controversa campagna "Go To" sperando di rilanciare il turismo interno giapponese fornendo sussidi di importo variabile su viaggi, hotel, pranzi, causando forti critiche visto la facilità di diffondere il virus tramite gli spostamenti su mezzi pubblici e pernottamenti. Gtvb Foto cover Grazie @Nippon.com