Visto che tutti vanno al monte Fuji, oggi vi porterò dal cugino sfigato: il monte Takao. Nessuno se lo caga, perché fondamentalmente è piccolo e nero come Calimero. E’ alto appena 600 metri, (per la questura 599) una scoreggia in confronto al venerabile Fuji san. (3.776 m)Però si difende bene, perché ha un sacco di percorsi a tema, ristorantini tipici, negozietti di alimentari, una funicolare, la seggiovia e udite udite: il museo degli scherzetti, una roba trashissima che rovina il paesaggio davanti alla stazione. Agevoliamo le foto. Dentro ci sono un sacco di simpatiche attrazioni instagrammabili. Quindi se siete sfaticati invece di scalare il monte sacro e ritrovare la spiritualità, potete venire qui. Il Trick Art Museum è aperto dalle 10 alle 19 da Aprile a Novembre e dalle 10 alle 18 da Dicembre a Marzo. Ma torniamo al nostro povero monte e cerchiamo di ridargli la sua dignità. La prima cosa gentile che fa Takao è lasciare fuori dalla stazione dei secchi di acqua che servono agli audaci scalatori di ritorno dalla loro ascensione per pulire le scarpe da trekking.Il nostro piccolo monte sicuramente non vuole che le case e i treni nipponici si riempiano di fango e fogliame odoroso. Sulla via verso la vetta incontrerete negozietti tipici giapponesi, che vendono per lo più alimentari a lunga scadenza, giocattoli Made in Cina e qualche ceramica di modesta qualità. Ma il vero souvenir sono le cavallette, un delizioso snack croccante a soli 650 yen! Un saporito regalo sigillato e sottovuoto da portare ai vostri amici. Ai piedi di Takao ci sono dei ristoranti italiani, perchè ricordatevi: noi siamo famosi in tutto il mondo e al ramen gli facciamo un culo così! :-P Agevoliamo il menù di oggi, errori compresi. Sono ottimi, con una bella grattata di "Chiesa", renderanno il vostro pranzo "divino".Il prossimo giapponese che mi corregge, lo mando a zappare l'orto! :-P Qualcuno glielo dica che ne bastano 4! Vabbè ci rinuncio!Takao è famosa per gli asceti del tempio Yakouin che sotto le cascate Biwadaki e Hebi-Daki purificano la loro anima. L'aria che si respira lungo il cammino nel bosco è pura come dovrebbe essere la nostra mente, ma in un attimo il trash arriva a tirarti la giacchetta, perché il grottesco in Giappone è sempre in agguato.Visto che è difficile contraddistinguere il sesso degli animali domestici, perchè non tingergli la coda? Lo hanno pensato questi due sposini, a cui manderei una nave di Greenpeace dritta in faccia: :-P La strada per la vetta è ancora lunga, maTakao si è affidato all'ingegno umano per venire incontro a chi non si vuole stancare: la piccola funivia o la seggiovia senza protezioni. Ok, sotto ci sono le reti, ma secondo me le hanno messe solo perché ai turisti cadono i cellulari mentre si fanno i selfie. Un omino nascosto, a metà percorso, vi scatterà una foto, che troverete magicamente appesa a un pannello alla stazione di arrivo della seggiovia. Sono stampate malissimo, quindi risparmiate i vostri Yen. Una delle specialità diTakao sono i Dango, fatti alla sua maniera, con ingredienti segreti che nessuno sa pronunciare. Lo giuro! Ho chiesto alla mia amica Mia san informazioni."Mia puoi domandare alla commessa come sono fatti questi dango?" "Dice fatti con farina di riso" "E poi?" "Non lo sa. Dice che non sa leggere"Se avete baffi o barba non mangiate questi tipici dolcetti, si attaccano ovunque formando dei simpatici dreadlocks sotto la vostra bocca.I negozi in Giappone sono ovunque, anche sul monte Takao. La signora che vende bibite e biscotti ha come aiutante un piccolo cagnetto di nome Sola. Guardate com'è carina. Oh mio Dio! Ha il pisello!!!!!"Mia san, ma questo cane ha un nome da femmina?" "Non so. Il cartello dice che si chiama Sola" "E poi..." "E poi c'è scritto che odia i bambini, che non vuole essere accarezzato, che gli fanno male alcune parti del corpo e che non gli piace essere infastidito. Tu vuoi accarezzare?" "E se mi morde?" "Noi denunciamo padrone!"Se il cielo è limpido, dalla vetta del monte Takao potrete vedere il Fuji san. Ma oggi c'è un po' di foschia e ahimè non si vede manco la punta innevata.Solo dopo mezz'ora, grazie al mio occhio bionico, ho iniziato a intravedere la sua forma iconica, invisibile all'obiettivo della macchina fotografica. Ho fatto tutta questa strada per niente. E sto pure perdendo la vista."Non essere triste, puoi vedere Tengu""Grazie Mia san, ma una statua con la faccia da uccello non è la stessa cosa""Lui non ha pisello come cane di prima""Cosa stai dicendo?"Eppure siamo solo a 600 metri di altezza, non dovrebbe avere debito di ossigeno al cervello. Prendetevi un giorno di pausa dalla frenesia di Tokyo e venite a trovare Takao. Lui sarà felicissimo di presentarvi le scimmie del piccolo Zoo, i tempietti, le statue e le peonie del giardino botanico. Solo una cosa, state attenti ai coniglietti e agli orsetti, pare che si divertano con i gavettoni! :-P Gtvb
Bisogna ripartire ahimè, giusto il tempo di lasciare un pezzettino di cuore a Sukagawa e bere un caffè in lattina di fianco a una Vending Machine per strada. Mi ero così abituato a questo clima da backstage di film di mostri, ma purtroppo le cose belle finiscono. In Giappone però c’è sempre una sorpresa dietro l’angolo. Mia san ha organizzato un super weekend alle terme e ha deciso di portarsi dietro tutti gli amici di Sukagawa. Siamo in 11!!!! Divisi in tre auto. A me è toccato andare con Kyoko e Mizuno che continuano a parlarmi a mitraglia spiegando nel minimo dettaglio qualsiasi cosa incrociamo. “Questo è lago ghiacciato, vuoi vedere?” “Sì” “Questa è autostrada, vuoi vedere?” “No!” “Questo è Ōuchi-juku, piccolo paese, vuoi vedere?” “Sì!” Nel Tohoku nevica molto e Ōuchi-juku, piccolo borgo, talmente piccolo che lo giri in mezz’ora, è famoso per le sue case con i tetti spioventi che assomigliano a quelle di Shirakawa-go, città gemellata con Alberobello e sicuramente più famosa, forse perché ha una Proloco con più soldi. Nel periodo Edo Ōuchi-juku era una città postale, qui si fermavano per riposarsi e sfamarsi i viaggiatori che andavano a Edo. Il tempo sembra sospeso, tira un’aria fredda, ma nonostante il gelo i negozianti stanno sulla porta e incitano i passanti ad ammirare il loro artigianato locale. La bellezza di questo posto è anche dentro i cestini delle offerte: non vuoi portarti a casa anche tu un gatto morto di peluche? Perché il turista giapponese è attratto da questo paesello? Per un motivo bizzarro: a Ōuchi-juku si mangia la soba con il porro, che viene usato solo come bacchetta. Gli stranieri rimangono basiti, ma io la trovo una cosa divertente. Poi meglio non lamentarsi che è un attimo ritrovarsi una zucchina al posto del coltello e delle fave per girare il caffè. Neanche il tempo di respirare l’ultima neve di Primavera che ci tocca ripartire. “Vuoi vedere benzinaio?” “No!” “E invece sì, sennò come andiamo ad Aizu?” Secondo me pensano che io sia arrivato dal 1950 con la Delorean di Ritorno al Futuro. Passeremo il nostro lungo weekend ad Aizu-Wakamatsu, forse una delle città più belle che abbia mai visitato in Giappone. Non siamo nemmeno passati dall’Hotel, che subito è iniziato il giro turistico. Prima tappa: il Castello di Tsuruga, protagonista di una delle battaglie più famose del Giappone: la guerra di Boshin. Kyoko, la nostra guida, esperta di poesia e storia medievale mi racconta le vicende di queste terre innevate. Mia san traduce per noi. “Ad Aizu c’era il mare, poi terra muove” “Veramente?” “Sì, ma tanto tempo fa” “Tipo all’epoca dei dinosauri?” “Molto prima, infatti adesso puoi comprare sale” “Ho capito. Prima dei dinosauri hanno accumulato tanto sale perché c’era il mare” “No! Ancora più indietro…non c’era…fu il mare” “????” Volevo sapere la storia di questa battaglia, non l’origine del mondo. A rovinare l’atmosfera arriva Marco, che in astinenza da shopping compulsivo non sa più come placare la sua fame da spendaccione. “Gabry ho rotto gli occhiali, dove posso comprarli?” “Quando torniamo a Tokyo ti porto alla Vans, ne hanno di economici” “Che bello c’è Avanzi anche qui!” “????” È diventato anche sordo. All’interno del castello, restaurato a metà anni 60, c’è un grande museo che ripercorre la sanguinosa guerra fra il dominio di Aizu e quello imperiale. Marco ha scaricato un’applicazione sul cellulare che traduce gli ideogrammi. Nel castello è severamente vietato anche toccare il telefonino, ovviamente lui cercava di decifrare, senza successo, pergamene ottocentesche con il suo Samsung tutto scheggiato. Il simbolo di Aizu è Akabeko, una mucca rossa, che viene declinata in tutte le salse. La potete trovare mentre litiga con Hello Kitty, oppure a forma di salvadanaio, portachiavi, calamita, tazzina, bomba a mano e…niente i giapponesi ce l’hanno nel sangue questa cosa del merchandising. “Mia san puoi spiegarmi la storia di questa guerra?” “Ora no. Noi andiamo a Bukeyashiki” “Cos’è?” “È casa” “Di chi?” “Dei samurai” “Mi sembra più grande di una casa” “Villino?” “Ne avevano di soldi” “Allora villona!” La residenza Bukeyashiki è una fedele riproduzione di quella originale, bruciata durante la guerra dei Boshin. (che nessuno vuole raccontarmi :-P) Nelle stanze potete vedere manichini samurai intenti a studiare piani di guerra, bambini di cartapesta che giocano con madri snaturate che si sparano le pose. Quando il clan di Aizu capitolò tutte le donne della residenza, piuttosto che finire in mano al nemico, decisero di uccidersi insieme ai bambini. Questo evento viene riproposto in questa stanza: Va bene essere fedeli alla storia, ma rattristare così il turista ignorante non è bello. E portateci una gioia.Poi mi ha incuriosito questo carretto con la sabbia e mi sono fatto i film pensando ai bambini del periodo Edo che correvano felici, prima di essere uccisi dalle madri orgogliose, e giocare al piccolo muratore del Tohoku."Non è gioco. Lì facevano cacca e servo ritirava e poi buttava""Grazie per aver distrutto un sogno!"Siamo in giro da otto ore, non ho ancora capito come è finita questa guerra e sto morendo di fame.Quasi quasi mi uccido anche io come le madri di Aizu. “Gabry io ti ho fatto sorpresa” “Dimmi che hai del riso bollito in tasca. Sto morendo di fame” “No! Io ho chiamato comune di Aizu e detto che venivo con giornalista famoso. Così ci hanno mandato una impiegata che vuole spiegarti tutta la storia della città” “E chi sarebbe il giornalista famoso?” “Tu!” E adesso cosa faccio? Se dovesse chiedermi il tesserino? Mariko è una giovane ragazza nata e cresciuta in questa valle. È molto bella, quando ride mette sempre la mano davanti alla bocca ed ogni tanto, quando sono distratto, fissa i miei baffi. Non riesce a guardarmi negli occhi, preferisce riferire a Mia san, che traduce gentilmente tutto quello che dice. “Dice che l’anno scorso la città ha vinto il premio per il Sakè più buono del mondo. Il Sake si chiama Aizu Homare. Chiede se vuoi assaggiare” “Certo! Così a stomaco vuoto?” “Lei ha portato da bere. Se vuoi possiamo comprare qualcosa da mangiare al supermercato” “Ma cosa vuol dire Aizu Homare?” “L’onore di Aizu” E così ci siamo tutti ubriacati nel parcheggio della residenza Bukeyashiki e nessuno ha saputo raccontarmi della guerra di Boshin 戊辰. Gtvb
Bisogna ripartire ahimè, giusto il tempo di lasciare un pezzettino di cuore a Sukagawa e bere un caffè in lattina di fianco a una Vending Machine per strada. Mi ero così abituato a questo clima da backstage di film di mostri, ma purtroppo le cose belle finiscono. In Giappone però c’è sempre una sorpresa dietro l’angolo. Mia san ha organizzato un super weekend alle terme e ha deciso di portarsi dietro tutti gli amici di Sukagawa. Siamo in 11!!!! Divisi in tre auto. A me è toccato andare con Kyoko e Mizuno che continuano a parlarmi a mitraglia spiegando nel minimo dettaglio qualsiasi cosa incrociamo. “Questo è lago ghiacciato, vuoi vedere?” “Sì” “Questa è autostrada, vuoi vedere?” “No!” “Questo è Ōuchi-juku, piccolo paese, vuoi vedere?” “Sì!” Nel Tohoku nevica molto e Ōuchi-juku, piccolo borgo, talmente piccolo che lo giri in mezz’ora, è famoso per le sue case con i tetti spioventi che assomigliano a quelle di Shirakawa-go, città gemellata con Alberobello e sicuramente più famosa, forse perché ha una Proloco con più soldi. Nel periodo Edo Ōuchi-juku era una città postale, qui si fermavano per riposarsi e sfamarsi i viaggiatori che andavano a Edo. Il tempo sembra sospeso, tira un’aria fredda, ma nonostante il gelo i negozianti stanno sulla porta e incitano i passanti ad ammirare il loro artigianato locale. La bellezza di questo posto è anche dentro i cestini delle offerte: non vuoi portarti a casa anche tu un gatto morto di peluche? Perché il turista giapponese è attratto da questo paesello? Per un motivo bizzarro: a Ōuchi-juku si mangia la soba con il porro, che viene usato solo come bacchetta. Gli stranieri rimangono basiti, ma io la trovo una cosa divertente. Poi meglio non lamentarsi che è un attimo ritrovarsi una zucchina al posto del coltello e delle fave per girare il caffè. Neanche il tempo di respirare l’ultima neve di Primavera che ci tocca ripartire. “Vuoi vedere benzinaio?” “No!” “E invece sì, sennò come andiamo ad Aizu?” Secondo me pensano che io sia arrivato dal 1950 con la Delorean di Ritorno al Futuro. Passeremo il nostro lungo weekend ad Aizu-Wakamatsu, forse una delle città più belle che abbia mai visitato in Giappone. Non siamo nemmeno passati dall’Hotel, che subito è iniziato il giro turistico. Prima tappa: il Castello di Tsuruga, protagonista di una delle battaglie più famose del Giappone: la guerra di Boshin. Kyoko, la nostra guida, esperta di poesia e storia medievale mi racconta le vicende di queste terre innevate. Mia san traduce per noi. “Ad Aizu c’era il mare, poi terra muove” “Veramente?” “Sì, ma tanto tempo fa” “Tipo all’epoca dei dinosauri?” “Molto prima, infatti adesso puoi comprare sale” “Ho capito. Prima dei dinosauri hanno accumulato tanto sale perché c’era il mare” “No! Ancora più indietro…non c’era…fu il mare” “????” Volevo sapere la storia di questa battaglia, non l’origine del mondo. A rovinare l’atmosfera arriva Marco, che in astinenza da shopping compulsivo non sa più come placare la sua fame da spendaccione. “Gabry ho rotto gli occhiali, dove posso comprarli?” “Quando torniamo a Tokyo ti porto alla Vans, ne hanno di economici” “Che bello c’è Avanzi anche qui!” “????” È diventato anche sordo. All’interno del castello, restaurato a metà anni 60, c’è un grande museo che ripercorre la sanguinosa guerra fra il dominio di Aizu e quello imperiale. Marco ha scaricato un’applicazione sul cellulare che traduce gli ideogrammi. Nel castello è severamente vietato anche toccare il telefonino, ovviamente lui cercava di decifrare, senza successo, pergamene ottocentesche con il suo Samsung tutto scheggiato. Il simbolo di Aizu è Akabeko, una mucca rossa, che viene declinata in tutte le salse. La potete trovare mentre litiga con Hello Kitty, oppure a forma di salvadanaio, portachiavi, calamita, tazzina, bomba a mano e…niente i giapponesi ce l’hanno nel sangue questa cosa del merchandising. “Mia san puoi spiegarmi la storia di questa guerra?” “Ora no. Noi andiamo a Bukeyashiki” “Cos’è?” “È casa” “Di chi?” “Dei samurai” “Mi sembra più grande di una casa” “Villino?” “Ne avevano di soldi” “Allora villona!” La residenza Bukeyashiki è una fedele riproduzione di quella originale, bruciata durante la guerra dei Boshin. (che nessuno vuole raccontarmi :-P) Nelle stanze potete vedere manichini samurai intenti a studiare piani di guerra, bambini di cartapesta che giocano con madri snaturate che si sparano le pose. Quando il clan di Aizu capitolò tutte le donne della residenza, piuttosto che finire in mano al nemico, decisero di uccidersi insieme ai bambini. Questo evento viene riproposto in questa stanza: Va bene essere fedeli alla storia, ma rattristare così il turista ignorante non è bello. E portateci una gioia.Poi mi ha incuriosito questo carretto con la sabbia e mi sono fatto i film pensando ai bambini del periodo Edo che correvano felici, prima di essere uccisi dalle madri orgogliose, e giocare al piccolo muratore del Tohoku."Non è gioco. Lì facevano cacca e servo ritirava e poi buttava""Grazie per aver distrutto un sogno!"Siamo in giro da otto ore, non ho ancora capito come è finita questa guerra e sto morendo di fame.Quasi quasi mi uccido anche io come le madri di Aizu. “Gabry io ti ho fatto sorpresa” “Dimmi che hai del riso bollito in tasca. Sto morendo di fame” “No! Io ho chiamato comune di Aizu e detto che venivo con giornalista famoso. Così ci hanno mandato una impiegata che vuole spiegarti tutta la storia della città” “E chi sarebbe il giornalista famoso?” “Tu!” E adesso cosa faccio? Se dovesse chiedermi il tesserino? Mariko è una giovane ragazza nata e cresciuta in questa valle. È molto bella, quando ride mette sempre la mano davanti alla bocca ed ogni tanto, quando sono distratto, fissa i miei baffi. Non riesce a guardarmi negli occhi, preferisce riferire a Mia san, che traduce gentilmente tutto quello che dice. “Dice che l’anno scorso la città ha vinto il premio per il Sakè più buono del mondo. Il Sake si chiama Aizu Homare. Chiede se vuoi assaggiare” “Certo! Così a stomaco vuoto?” “Lei ha portato da bere. Se vuoi possiamo comprare qualcosa da mangiare al supermercato” “Ma cosa vuol dire Aizu Homare?” “L’onore di Aizu” E così ci siamo tutti ubriacati nel parcheggio della residenza Bukeyashiki e nessuno ha saputo raccontarmi della guerra di Boshin 戊辰. Gtvb
Bisogna ripartire ahimè, giusto il tempo di lasciare un pezzettino di cuore a Sukagawa e bere un caffè in lattina di fianco a una Vending Machine per strada. Mi ero così abituato a questo clima da backstage di film di mostri, ma purtroppo le cose belle finiscono. In Giappone però c’è sempre una sorpresa dietro l’angolo. Mia san ha organizzato un super weekend alle terme e ha deciso di portarsi dietro tutti gli amici di Sukagawa. Siamo in 11!!!! Divisi in tre auto. A me è toccato andare con Kyoko e Mizuno che continuano a parlarmi a mitraglia spiegando nel minimo dettaglio qualsiasi cosa incrociamo. “Questo è lago ghiacciato, vuoi vedere?” “Sì” “Questa è autostrada, vuoi vedere?” “No!” “Questo è Ōuchi-juku, piccolo paese, vuoi vedere?” “Sì!” Nel Tohoku nevica molto e Ōuchi-juku, piccolo borgo, talmente piccolo che lo giri in mezz’ora, è famoso per le sue case con i tetti spioventi che assomigliano a quelle di Shirakawa-go, città gemellata con Alberobello e sicuramente più famosa, forse perché ha una Proloco con più soldi. Nel periodo Edo Ōuchi-juku era una città postale, qui si fermavano per riposarsi e sfamarsi i viaggiatori che andavano a Edo. Il tempo sembra sospeso, tira un’aria fredda, ma nonostante il gelo i negozianti stanno sulla porta e incitano i passanti ad ammirare il loro artigianato locale. La bellezza di questo posto è anche dentro i cestini delle offerte: non vuoi portarti a casa anche tu un gatto morto di peluche? Perché il turista giapponese è attratto da questo paesello? Per un motivo bizzarro: a Ōuchi-juku si mangia la soba con il porro, che viene usato solo come bacchetta. Gli stranieri rimangono basiti, ma io la trovo una cosa divertente. Poi meglio non lamentarsi che è un attimo ritrovarsi una zucchina al posto del coltello e delle fave per girare il caffè. Neanche il tempo di respirare l’ultima neve di Primavera che ci tocca ripartire. “Vuoi vedere benzinaio?” “No!” “E invece sì, sennò come andiamo ad Aizu?” Secondo me pensano che io sia arrivato dal 1950 con la Delorean di Ritorno al Futuro. Passeremo il nostro lungo weekend ad Aizu-Wakamatsu, forse una delle città più belle che abbia mai visitato in Giappone. Non siamo nemmeno passati dall’Hotel, che subito è iniziato il giro turistico. Prima tappa: il Castello di Tsuruga, protagonista di una delle battaglie più famose del Giappone: la guerra di Boshin. Kyoko, la nostra guida, esperta di poesia e storia medievale mi racconta le vicende di queste terre innevate. Mia san traduce per noi. “Ad Aizu c’era il mare, poi terra muove” “Veramente?” “Sì, ma tanto tempo fa” “Tipo all’epoca dei dinosauri?” “Molto prima, infatti adesso puoi comprare sale” “Ho capito. Prima dei dinosauri hanno accumulato tanto sale perché c’era il mare” “No! Ancora più indietro…non c’era…fu il mare” “????” Volevo sapere la storia di questa battaglia, non l’origine del mondo. A rovinare l’atmosfera arriva Marco, che in astinenza da shopping compulsivo non sa più come placare la sua fame da spendaccione. “Gabry ho rotto gli occhiali, dove posso comprarli?” “Quando torniamo a Tokyo ti porto alla Vans, ne hanno di economici” “Che bello c’è Avanzi anche qui!” “????” È diventato anche sordo. All’interno del castello, restaurato a metà anni 60, c’è un grande museo che ripercorre la sanguinosa guerra fra il dominio di Aizu e quello imperiale. Marco ha scaricato un’applicazione sul cellulare che traduce gli ideogrammi. Nel castello è severamente vietato anche toccare il telefonino, ovviamente lui cercava di decifrare, senza successo, pergamene ottocentesche con il suo Samsung tutto scheggiato. Il simbolo di Aizu è Akabeko, una mucca rossa, che viene declinata in tutte le salse. La potete trovare mentre litiga con Hello Kitty, oppure a forma di salvadanaio, portachiavi, calamita, tazzina, bomba a mano e…niente i giapponesi ce l’hanno nel sangue questa cosa del merchandising. “Mia san puoi spiegarmi la storia di questa guerra?” “Ora no. Noi andiamo a Bukeyashiki” “Cos’è?” “È casa” “Di chi?” “Dei samurai” “Mi sembra più grande di una casa” “Villino?” “Ne avevano di soldi” “Allora villona!” La residenza Bukeyashiki è una fedele riproduzione di quella originale, bruciata durante la guerra dei Boshin. (che nessuno vuole raccontarmi :-P) Nelle stanze potete vedere manichini samurai intenti a studiare piani di guerra, bambini di cartapesta che giocano con madri snaturate che si sparano le pose. Quando il clan di Aizu capitolò tutte le donne della residenza, piuttosto che finire in mano al nemico, decisero di uccidersi insieme ai bambini. Questo evento viene riproposto in questa stanza: Va bene essere fedeli alla storia, ma rattristare così il turista ignorante non è bello. E portateci una gioia.Poi mi ha incuriosito questo carretto con la sabbia e mi sono fatto i film pensando ai bambini del periodo Edo che correvano felici, prima di essere uccisi dalle madri orgogliose, e giocare al piccolo muratore del Tohoku."Non è gioco. Lì facevano cacca e servo ritirava e poi buttava""Grazie per aver distrutto un sogno!"Siamo in giro da otto ore, non ho ancora capito come è finita questa guerra e sto morendo di fame.Quasi quasi mi uccido anche io come le madri di Aizu. “Gabry io ti ho fatto sorpresa” “Dimmi che hai del riso bollito in tasca. Sto morendo di fame” “No! Io ho chiamato comune di Aizu e detto che venivo con giornalista famoso. Così ci hanno mandato una impiegata che vuole spiegarti tutta la storia della città” “E chi sarebbe il giornalista famoso?” “Tu!” E adesso cosa faccio? Se dovesse chiedermi il tesserino? Mariko è una giovane ragazza nata e cresciuta in questa valle. È molto bella, quando ride mette sempre la mano davanti alla bocca ed ogni tanto, quando sono distratto, fissa i miei baffi. Non riesce a guardarmi negli occhi, preferisce riferire a Mia san, che traduce gentilmente tutto quello che dice. “Dice che l’anno scorso la città ha vinto il premio per il Sakè più buono del mondo. Il Sake si chiama Aizu Homare. Chiede se vuoi assaggiare” “Certo! Così a stomaco vuoto?” “Lei ha portato da bere. Se vuoi possiamo comprare qualcosa da mangiare al supermercato” “Ma cosa vuol dire Aizu Homare?” “L’onore di Aizu” E così ci siamo tutti ubriacati nel parcheggio della residenza Bukeyashiki e nessuno ha saputo raccontarmi della guerra di Boshin 戊辰. Gtvb
Bisogna ripartire ahimè, giusto il tempo di lasciare un pezzettino di cuore a Sukagawa e bere un caffè in lattina di fianco a una Vending Machine per strada. Mi ero così abituato a questo clima da backstage di film di mostri, ma purtroppo le cose belle finiscono. In Giappone però c’è sempre una sorpresa dietro l’angolo. Mia san ha organizzato un super weekend alle terme e ha deciso di portarsi dietro tutti gli amici di Sukagawa. Siamo in 11!!!! Divisi in tre auto. A me è toccato andare con Kyoko e Mizuno che continuano a parlarmi a mitraglia spiegando nel minimo dettaglio qualsiasi cosa incrociamo. “Questo è lago ghiacciato, vuoi vedere?” “Sì” “Questa è autostrada, vuoi vedere?” “No!” “Questo è Ōuchi-juku, piccolo paese, vuoi vedere?” “Sì!” Nel Tohoku nevica molto e Ōuchi-juku, piccolo borgo, talmente piccolo che lo giri in mezz’ora, è famoso per le sue case con i tetti spioventi che assomigliano a quelle di Shirakawa-go, città gemellata con Alberobello e sicuramente più famosa, forse perché ha una Pro loco con più soldi. Nel periodo Edo Ōuchi-juku era una città postale, qui si fermavano per riposarsi e sfamarsi i viaggiatori. Il tempo sembra sospeso, tira un’aria fredda, ma nonostante il gelo i negozianti stanno sulla porta e incitano i passanti ad ammirare il loro artigianato locale. La bellezza di questo posto è anche dentro i cestini delle offerte: non vuoi portarti a casa anche tu un gatto morto di peluche? Perché il turista giapponese è attratto da questo paesello? Per un motivo bizzarro: a Ōuchi-juku si mangia la soba con il porro, che viene usato solo come bacchetta. Gli stranieri rimangono basiti, ma io la trovo una cosa divertente. Poi meglio non lamentarsi che è un attimo ritrovarsi una zucchina al posto del coltello e delle fave per girare il caffè. Neanche il tempo di respirare l’ultima neve di Primavera che ci tocca ripartire. “Vuoi vedere benzinaio?” “No!” “E invece sì, sennò come arriviamo ad Aizu?” Secondo me pensano che io sia arrivato con la Delorean di Ritorno al Futuro dal 1950. Passeremo il nostro lungo weekend ad Aizu-Wakamatsu, forse una delle città più belle che abbia mai visitato in Giappone. Non siamo nemmeno passati dall’Hotel, che subito è iniziato il giro turistico. Prima tappa: il Castello di Tsuruga, protagonista di una delle battaglie più famose del Giappone: la guerra di Boshin. Kyoko, la nostra guida, esperta di poesia e storia medievale mi racconta le vicende di queste terre innevate. Mia san traduce per noi. “Ad Aizu c’era il mare, poi terra muove” “Veramente?” “Sì, ma tanto tempo fa” “Tipo all’epoca dei dinosauri?” “Molto prima, infatti adesso puoi comprare sale” “Ho capito. Prima dei dinosauri hanno accumulato tanto sale perché c’era il mare” “No! Ancora più indietro…non c’era…fu il mare” “????” Volevo sapere la storia di questa battaglia, non l’origine del mondo. A rovinare l’atmosfera arriva Marco, che in astinenza da shopping compulsivo non sa più come placare la sua fame da spendaccione. “Gabry ho rotto gli occhiali, dove posso comprarli?” “Quando torniamo a Tokyo ti porto alla Vans, ne hanno di economici” “Che bello c’è Avanzi anche qui!” “????” È diventato anche sordo. All’interno del castello, restaurato a metà anni 60, c’è un grande museo che ripercorre la sanguinosa guerra fra il dominio di Aizu e quello imperiale. Marco ha scaricato un’applicazione sul cellulare che traduce gli ideogrammi. Nel castello è severamente vietato anche toccare il telefonino, ovviamente lui cercava di decifrare, senza successo, pergamene ottocentesche con il suo Samsung tutto scheggiato. Il simbolo di Aizu è Akabeko, una mucca rossa, che viene declinata in tutte le salse. La potete trovare mentre litiga con Hello Kitty, oppure a forma di salvadanaio, portachiavi, calamita, tazzina, bomba a mano e…niente i giapponesi ce l’hanno nel sangue questa cosa del merchandising. “Mia san puoi spiegarmi la storia di questa guerra?” “Ora no. Noi andiamo a Bukeyashiki” “Cos’è?” “È casa” “Di chi?” “Dei samurai” “Mi sembra più grande di una casa” “Villino?” “Ne avevano di soldi” “Allora villona!” La residenza Bukeyashiki è una fedele riproduzione di quella originale, bruciata durante la guerra dei Boshin. (che nessuno vuole raccontarmi :-P) Nelle stanze potete vedere manichini samurai intenti a studiare piani di guerra, bambini di cartapesta che giocano con madri snaturate che si sparano le pose. Quando il clan di Aizu capitolò tutte le donne della residenza, piuttosto che finire in mano al nemico, decisero di uccidersi insieme ai bambini. Questo evento viene riproposto in questa stanza: Va bene essere fedeli alla storia, ma rattristare così il turista ignorante non è bello. E portateci una gioia. Sono uscito con una tristezza nel cuore. “Gabry io ti ho fatto sorpresa” “Dimmi che hai del riso bollito in tasca. Sto morendo di fame” “No! Io ho chiamato comune di Aizu e detto che venivo con giornalista famoso. Così ci hanno mandato una impiegata che vuole spiegarti tutta la storia della città” “E chi sarebbe il giornalista famoso?” “Tu!” E adesso cosa faccio? Se dovesse chiedermi il tesserino? Mariko è una giovane ragazza nata e cresciuta in questa valle. È molto bella, quando ride mette sempre la mano davanti alla bocca ed ogni tanto, quando sono distratto, fissa i miei baffi. Non riesce a guardarmi negli occhi, preferisce riferire a Mia san, che traduce gentilmente tutto quello che dice. “Dice che l’anno scorso la città ha vinto il premio per il Sakè più buono del mondo. Il Sake si chiama Aizu Homare. Chiede se vuoi assaggiare” “Certo! Così a stomaco vuoto?” “Lei ha portato da bere. Se vuoi possiamo comprare qualcosa da mangiare al supermercato” “Ma cosa vuol dire Aizu Homare?” “L’onore di Aizu” E così ci siamo tutti ubriacati nel parcheggio della residenza Bukeyashiki e nessuno ha saputo raccontarmi della guerra di Boshin. Gtvb