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I VERSI DEGLI ANIMALI IN GIAPPONESE (Ritorno a Tokyo)

Lasciare Nara con i suoi cerbiatti invadenti, il cielo plumbeo e i suoi cittadini cortesi è molto triste e doloroso.
Speravamo di ottenere un Visto provvisorio, ma niente, la legge giapponese parla chiaro: i turisti stranieri possono stare solo tre mesi!
Nulla è servito fare gli occhi dolci al fruttivendolo o al capostazione, nessuno ha messo una buona parola all’ufficio immigrazione.
Buona lettura.

Il Kansai è stato per me un tripudio di emozioni. Umano e demoniaco, affettuoso e arrogante, anonimo e unico.
Se volete ripassare quando siete in bagno cliccate: QUI, QUA o QUO:
Mi dispiace molto lasciare questa parte del Giappone, soprattutto perché dovrò rifare il viaggio con il mio amico Yasu (leggete QUI, durante la pausa caffè al lavoro).
Ho già l’ansia.
Abbiamo appuntamento a Takatsuki, che per me e la Piera è una specie di limbo.

“Sei sicura che dobbiamo andare di qua?”
“Sì, me l’ha detto il capostazione”
“E perché è due ore che continuiamo a girare in loop?”
“Forse perché abbiamo preso il treno sbagliato?”
“E adesso te ne accorgi?”
“Perdona, stavo aggiornando la mia lista shopping”


Treno Osaka
Meno male che siamo partiti con quattro ore di anticipo.
Yasu ha detto che ci aspetterà sul lato destro dell'uscita Sud della stazione davanti all’insegna del centro commerciale in prossimità di un macchinetta per le bibite. Ci perderemo, ne sono sicuro.
Manca un’ora, perché non approfittarne per entrare in un supermercato?

“Piera…e se non ci viene a prendere?”
“Gli cavo gli occhi e poi lo prendo per il pist…”
“Ok ho capito. Facciamo così: per tranquillizzarti ti concedo di comprare un dolcetto”
“Voglio anche la spazzola di Hello Kitty, il phone di Rilakkuma e il piega ciglia di Sailor moon”
“Guarda che sta iniziando a piovere, forse sarebbe meglio comprarci un ombrello”

Gli ombrelli in Giappone sono tutti trasparenti o bianchi, almeno quelli a buon mercato che vendono i konbini. Si rompono dopo due giorni, ma soprattutto si confondono in mezzo a tutti gli altri.
Capita anche che te lo rubino, perché alla fine l’ombrello è un oggetto che serve alla comunità. Il mio diventa tuo, il tuo diventa mio, il suo diventa tuo e il mio diventa suo. Un po’ come il caffè sospeso di Napoli. :-P

“Io vorrei l’ombrello con i petali di Sakura”
“Tu sei pazza”
“Ora lasciami in pace che devo sfogliare queste riviste che parlano di come allacciarsi il kimono”
“Ma tu non hai un kimono!”
“Ho deciso che quando mi ridirai il mio portafoglio ne comprerò tre”
“E a cosa ti serve?”
“Per imparare a camminare piano”
“Tu sei pazza!”

Sfogliare le riviste in Giappone è un trip mentale. Graficamente sono un pugno in un occhio, chiassose, colorate e piene di box che ti danno ulteriori informazioni.
Le immagini a volte sono bellissime e patinate oppure di una modestia che manco Cronaca Vera.
Ci sono magazine per ogni vizio.
Ti piacciono le Hawaii? Eccoti un mensile con tutte le cose da fare nell’isola di Lilo & Stitch.
Vuoi diventare una bambola assassina? C’è il settimanale che ti spiega come cucirti un abito gotico e rubare l’anima di un serial killer.
Ami alla follia i coniglietti? Puoi comprare il periodico dei tuoi amici pelosi mangia carota e seguire i consigli degli esperti.

Scusate mi suona il cellulare!

“Moshi moshi” (pronto in giapponese…è la prima parola che ho imparato, la uso praticamente come intercalare :-P )
“Ciao sono Yasu”
“Ciao! Siamo qui a Takatsuki, ma siamo arrivati presto. Ti aspettiamo davanti all’insegna del centro commerciale - Al Plaza - giusto? Lato destro?”
“Uscita Sud?”
“Non lo so, mi avevi detto lato destro”
“Io prova a trovare!”
“Come prova?? Tranquillo, cerchiamo noi l’uscita Sud”
“No, io capito. Ci vediamo dopo né”

Dopo venti minuti squilla ancora il telefono.

“Io non trovare.”
“E te pareva”
“Non ho capito?”
“Io sono dove vi ho lasciato l’altra volta né”
“Ecco noi siamo sopra di te. Cioè come posso spiegare…”
“Io forse ho capito. Tu aspetta né”

Dopo un altro quarto d’ora eccolo arrivare con la sua mascherina da brigatista raffreddato.

“Avete fatto foto per ricordo? Qui posto bello”
“Se lo dici tu”
“Allora partiamo? Ché Tokyo piove e ci sono bron bron.”
“Traffico?”
“No”
“Tuoni?”
“Tu brava conosci suoni giapponesi”
“Comunque sono un maschio”
“Brava comunque”
“Vabbè…”
“Com’era hotel?”

Ahimè ha risposto la mia amica Piera, che non ha ancora capito il concetto giapponese di non esprimere apertamente la propria opinione.

“Era una merda!!”
“Cosa avete mangiato?”

Ahimè ha ancora risposto la mia amica Piera, che non ha ancora capito il concetto giapponese di non esprimere apertamente giudizi negativi.

“I Takoyaki mi hanno ustionato il palato, gli okonomiyaki mi hanno macchiato la maglietta e i biscotti di Hello Kitty era duri come fossili del giurassico”

Al solo pensiero di rifarmi 9 ore di auto con tutti e due esco pazzo. Quasi quasi mi faccio abbandonare su qualche tangenziale.
Meglio intavolare qualche discorso serio. Che argomento potrei scegliere? La condizione femminile nell’Iran degli anni settanta? Il Global warming? Oppure la crisi dei paesi del blocco sovietico dopo la caduta del muro di Berlino?
Non so perché mi è uscito questo dalla bocca:

“Tu conosci qualche coreano?”
“No io stato, tu conosci nè?”
“Una volta ho visto un film coreano”
“Ti è piaciuto nè?”
“Credo di essermi addormentato. Conosci Taiwanesi?”
“Taiwan però ci vanno alcuni giapponesi per fare part-time job.”
“Come mai fino a Taiwan?”
“Portare droga da Taiwan a Giappone né.”
“E quanto si guadagna per questo lavoretto illegale?”
“Circa 3000 euro.”
“E come fai a saperlo?

Ed eccola pronta come una leonessa nella savana la mia compagna di viaggio.

“Lo faccio io!!!”
“Tu bella ragazza, non fare spaccio, tu guadagni di più a fare puttana nè!”

Gelo in tutta l’auto.

Yasu stranamente sta andando più veloce. All’andata sembrava di stare nel film A spacco con Daisy adesso assomiglia a uno dei protagonisti di Fast & Furious.


“Volete fare pipì?”
“Ma siamo partiti da pochissimo”
“Qui ci fermiamo perché zona di tanti animali che fanno ihihihihihih”
“Cavalli?”
“Voi bravi”

Dopo mezz’ora.

“Volete fare pipì?”
“Ancora???”
“Qui ci fermiamo perché zona di tanti animali che fanno beeeeeeh”
“Pecore?”
“Voi bravi”

Dopo un’ora

“Volete fare pipì?”
“Fai quello che vuoi”
“Qui ci fermiamo perché zona di tanti animali che fanno kerokero”
“Ma stiamo giocando alla fattoria?”
“Tu non conosci kerokero?”

Ecco perchè in Giappone tutti prendono i mezzi pubblici, chi vorrebbe fare queste conversazioni in auto? :-P

“Volete che io vi porto in italia un po’ cose? Posso portare 15 kg nè”
“Guarda la mia amica Piera ha 30 kg di mutande”
“Ma io posso portare solo metà né”
“Yasu era una battuta”
“Tu puoi darmi. Tranquillo io non vendo a maniaci”

Gelo in auto.

Volete fare pipì?”
“Basta ti prego. È due ore che siamo in viaggio e ci siamo fermati 6 volte”
“Io offre cena”
“Allora va bene”

bagni giapponesi


Dopo aver giocato ai versi di tutti gli animali della savana, siamo arrivati ad un vicolo chiuso. Che verso fa la balena?

“Dai Yasu è quell’animale grosso che sta nel mare, ma non è un pesce”
“Nave?”
“Ma no! È un mammifero che voi uccidete spesso per mangiare”
“Tonno”
“Ma è un pesce!!!!!”

Non c’è verso di farglielo capire. Semmai doveste giocare a “Tabù” evitate i giapponesi come compagni di squadra.
Il nostro viaggio è ancora lungo e non voglio tediarvi con i nostri discorsi imbarazzanti, ma per concludere  nel migliore dei modi eccovi la scena clou degna di un film di Vanzina.

Yasu gira con un dizionario elettronico molto divertente.
Mentre io e Piera sorseggiavamo un the al gusto di Mocio Vileda sentiamo in lontananza una voce metallica che dice: “Cazzo, cazzo, cazzo”
Era lui che usava quella specie di Grillo Parlante con il volume appalla!

“Lui fa ridere né?”

Gelo in Autogrill.

Gtvb

“Gabry se sveglio?”
“Cosa vuoi Piera?”
“Yasu non ci ha detto a che animale era associato il verso kerokero. Però mi sono ricordata che l’amico di Hello Kitty si chiama Keroppi e la risposta giusta dovrebbe essere rana”
“Tu sei pazza!!!!”