L’AUTOSTRADA IN GIAPPONE (In viaggio verso Osaka)

Una delle esperienze più belle da fare in Giappone non è prendere il famoso Shinkansen, ma viaggiare in auto e fermarsi in Autogrill, un microcosmo dove chiedere residenza.
È un consiglio.
Buona lettura.

L’appuntamento è alla stazione Minami-senju.
Allora, secondo le indicazioni di Mia-san, io e la mia compagna dobbiamo prendere la linea verde da Yoyogi-koen, scendere a Hibiya, buttarci sulla linea grigia e farci 13 fermate, ma se proseguiamo sulla verde fino a Kita-senju e torniamo indietro di una fermata sulla linea grigia, risparmiamo tempo e tre fermate.
Come al solito non ho capito niente, ma dobbiamo fare in fretta perché ci aspetta un amico di Mia-san, tale Yasu, che gentilmente ci darà un passaggio in auto verso Osaka.

“Ciao Gabu, sono Mia-san, che linea hai preso?
“Gabu???”
“È troppo difficile dire il tuo nome”
“Abbiamo preso la verde, ma secondo i calcoli della Piera facciamo prima ad arrivare al Kita-senju e poi…aspetta mi sa che abbiamo sbagliato!
“No! Tu sbagliato, noi aspettare!”
“Guarda che stiamo arrivando, ci manca una fermata e poi prendiamo la metro al contrario”
“Ano…no torna indietro, non capisco.”
“Ano?”
“Ano…ano…tranquillo fai con comodo, torna indietro, noi aspettare con Yasu”
“Mia-san, forse non abbiamo sbagliato, forse abbiamo capito come funziona la metro in Giappone, forse non moriremo di fame…forse…
“No…no tu sbagliato…”

Click!

Quando metti in difficoltà i giapponesi vanno in sbattimento.

“Gabry, ma le hai sbattuto giù il telefono?”
“Sì”

Ricapitoliamo.
Problema: questa è la mappa della Metro di Tokyo.

Mappa Metro Tokyo

Gabriele e la Piera sono partiti da Yoyogi Koen.
Per arrivare a Minami-senju qual è la strada più breve?
Quella che dicevano i fottuti gaijin (modo poco carino di chiamare gli stranieri in Giappone) o quella consigliata dalla loro giovane amica nipponica?
Potete lasciare un commento in fondo al post. :-P

Siamo arrivati dopo cinque minuti.
E i controllori ci hanno pure consegnato un diplomino di coraggio per aver ignorato i consigli di un giapponese, riuscendo comunque nell’impresa di sopravvivere in metropolitana.
Io e la Piera vorremmo istituire il Ministero delle Nuove Possibilità, così capiscono che c’è sempre un’altra scelta nella vita. Però meglio non addentrarci in questo ragionamento sennò usciamo pazzi e in più c’è un lungo viaggio da fare.

Yasu è un uomo molto carino, sulla quarantina. Indossa la maschera per il raffreddore, ride e ha una Monovolume.
Quando parla non si capisce niente, il suo Japanenglish è un miscuglio di suoni e parole a caso.
Credo che sarà un viaggio lunghissimo.
Per metterci a nostro agio Yasu continua a dire “Né” perché sostiene che a Milano parliamo così.

“Signor Yasu possiamo darle i soldi per la benzina?”
“No né”
“Almeno pagare il casello?”
“No né”
“Cosa possiamo fare per sdebitarci?”
“Pagare caffè né”

L’auto del nostro amico puzza di pesce. Lui si occupa di import/export, per lo più tratta prodotti alimentari e ogni tanto si concede l’ebrezza di diventare un fattorino.
A Osaka deve consegnare ad un amico ristoratore un tonno congelato e due acquari.

“Gabry che puzza, abbandonatemi per strada, non riesco a sopportare questo olezzo”
“Piera ti ricordo che stamattina non hai fatto la doccia”
“Cosa vuoi insinuare?


Le strade in Giappone hanno qualcosa di romantico, di notte si trasformano in brillanti ragnatele che catturano lo sguardo del passante, le luci della città esaltano questo districarsi, persino l’inquinamento acustico diventa piacevole.
La baia di Tokyo è commovente, l’isola di Odaiba diventa una base spaziale e la Tokyo Tower una penna rossa che scrive pensieri d’amore nel cielo. Nonostante abbia pensieri positivi sto tanfo di spaghetti allo scoglio mi manda a male.
L’auto di Yasu ha un navigatore a bordo che continua a parlare, segnala autovelox, ti dice a quanti km stai andando, ti suggerisce strade e ogni volta ti ringrazia.
Non è un viaggio questo, ma privazione del sonno con torture olfattive.
Appena entrati in autostrada iniziano ad apparire strani hotel dai nomi anglofoni. C’è Queen Elizabeth a forma di nave, Hotel New York con tanto di statua della libertà tarocca, affittacamere Versailles che ricorda vagamente la reggia di Caserta. Sembra una gara di cattivo gusto.


“Sono hotel dell’amore, conosci nè?”
“Ma parli italiano???”
“Sì né”

Io soffro l’auto. Cioè soffro quando guidano gli altri, perché ho paura che si addormentino e vadano a sbattere contro un camion a rimorchio. Tutto questo nasce da un trauma infantile. Una volta mio zio si è addormentato e per poco non finiva fuori strada. E indovinate chi c’era sul sedile posteriore? Io. Bravi!
Ricordo le urla di mia zia e poi il nulla. Forse l’ho rimosso.
Ma torniamo al nostro Yasu.
Per tenerlo sveglio e la Piera gli domandiamo qualsiasi cosa.

“Quanti anni hai?”
“43 nè”
“Quanti anni hai?”
“Io già detto né”
“Ci piace essere sicuri”

Dopo neanche mezz’ora di viaggio il nostro amico autista mette la freccia ed entra in un Autogrill.
Benvenuti nel paradiso delle sorprese, dei bagni rivoluzionari e del cibo colorato.

“Qui the gratis né”
“Veramente?”
“Sì, ma non bere molto sennò tu poi fai pipì in auto né”

Aspettava che ridessi. Aspetta e spera.

viaggio in Giappone
Chi è la regina del Giappone?
Chi è la dea che governa sulle anime di questa isola?
Hello Kitty!!!
Ogni città giapponese ha la sua Hello Kitty dedicata e gli Autogrill sono i suoi templi preferiti.
Kitty-chan, come la chiamano simpaticamente i giapponesi, è un vero mistero del marketing. Nonostante sia senza bocca e con un corpo brevilineo è riuscita a conquistare il cuore di tutti i nipponici. Senza di lei, metà del Pil giapponese crollerebbe in una settimana.
Vi dico solo che durante il nostro tragitto abbiamo visto:

1) Hello Kitty contadinella che raccoglie il the verde.
2) Hello Kitty travestita da arancia.
3) Hello Kitty fragolona.
4) Hello Kitty con le anguille (che ricordava un film di Bigas Luna)

Se in Italia questa gattina prendesse piede avremmo.

1) Hello Kitty Parmigiano reggiano
2) Hello Kitty affogata nel ragù
3) Hello Kitty impalata sul Trullo
4) Hello Kitty sotterrata come un Porceddu
5) Hello Kitty con la maglia di Maradona.

Ahimè la sosta è finita dobbiamo ripartire.

“Yasu dove hai abitato in Italia?”
“A Perugia ma loro chiusi…nè”
“In che senso?”
“Nel senso che donne non uscivano con me”

Ecco perché continui a guardare dallo specchietto retrovisore le tette della mia amica. Porcellone!

“Poi ho abitato a Catanzaro…nè”
“Come mai?”
“Io amica a Catanzaro che è spostata con un calabrese”
“Ti piaceva?”
“Sì, ma lei chiusa”

the verde


Verso le tre di notte ho incominciato a sbadigliare, meglio trovare uno stratagemma per rimanere sveglio.
Potrei aprire i finestrino e respirare aria pulita, potrei leccare il tonno congelato e farmi venire i conati di vomito.
Meglio gridare, così tengo sveglio sia Yasu che la Piera.

“YASU HAI IL RAFFREDDORE?”
“No, allergia colpa dell’aria né.”
“POLLINE?
“No inquinamento, poi colpa dei cinesi che da Shanghai arrivano qui tutti i fumi delle ditte”

Mi sembra un po’ esagerato. Mi sa che il nostro amico è un pochino razzista. Proviamo a fargli un test.

“Corea del Nord?”
“No pazzi, là ti sparano…nè”
“Corea del sud?”
“Dipende da gente…né”
“Cina?”
“Mangiano cani, gatti, ma dipende da gente né!”

autogrill in giappone


Cambiamo argomento, sennò questo ci scarica in “questo bellissimo Autogrill dove vendono dei dolcetti buonissimi al the verde e dove le porte dei bagni ti sorridono”.

“Yasu tu vieni spesso in Italia?”
“Vengo Milano, Roma, Parma. Tu invece vai spesso in Africa?”
“No. Perché?”
“È vicina”
“Sono stato a Djerba, ma non è un granché”
“Djerba è Africa?”
“Sì”
“Io no Africa”
“Oh, che peccato!”

Terzo Autogrill.
Qui Hello Kitty è vestita da ninja.
Hello Kitty è talmente è importane che, insieme a Doraemon, è diventata testimonial dell’Ente del Turismo giapponese. In Italia i candidati sarebbero Topo Gigio e la Pimpa che non sono proprio la stessa cosa.

Dopo aver speso migliaia di Yen in puttanate siamo ripartiti alla volta di Osaka, sembra più una Via Crucis questo viaggio e non capisco perché tutte le volte che dico “Quanto manca?” Yasu mette la freccia e si ferma all’Autogrill.
Ora però tocca alla Piera stare davanti. Finalmente posso riposarmi di fianco al tonno morto e spinnolarmi il naso.
Ascoltarli è bellissimo. Piera sembra la maestrina del libro Cuore e Yasu l’ultimo della classe.

“Yasu se vuoi farmi delle domande cerca di scandire bene le parole e togliti quella mascherina che tanto i fumi cinesi non entrano in auto”
“Tu viaggiato nè?”
“Certo proletario giapponese”
“Africa nè?”
“Non capisco perché tu abbia questa fissa con l’Africa. Comunque ho visitato il Marocco, il Kenya, il Madagascar, le Mauritius…”
“Mauritius non in Africa nè?”
“Ascolta bene Pierino. Sono stata alle Mauritius. Prendi il libro a pagina 7 e guarda sulla cartina, poi ripeti insieme a me: 9x9 81, 7x7 49”
“Kenya nè?”
“Un amico di mio padre che è molto ricco ha costruito delle case sulla costa poi ha schiavizzato gli abitanti e li ha messi a lavorare”
“Tu ricca, viaggi molto nè”
“Sì, diciamo che sono benestante”

Forse meglio fermarli.
“Yasu quanto manca?” E come per magia ecco apparire un altro Autogrill.
Il nostro budget per il weekend è praticamente finito. Abbiamo speso tutto in cibi spazzatura, scatole di dolcetti e souvenir dozzinali.
Però è bello stare qui, perché c’è l’area fumatori sempre affollata, il bagno pulito e tutte le scatole sono divise per cromia.

“Yasu ma cosa importi dall’Europa?”
“Lambrusco. Buono.”
“Io preferisco Negramaro”
“Io porto olio”
“Dalla Puglia?”
“Io porto olio anche da Croazia”
“Ma ti occupi solo di cibo?”
“Io porto vestiti da Francia”
“Veramente?”
“Io non porto vestiti”
“Lo hai appena detto”
“Eheheheheheh né”
“Non capisco”
“Io porto Parmigiano”

L’auto alla fine è il mezzo che ti avvicina di più a una cultura. Puoi fermarti nella corsia di emergenza e guardare una vallata di the verde, superare automobili dalle forme bizzarre, guardare autisti solitari cantare a squarciagola e soprattutto fermarti sempre agli Autogrill.

“Come dite voi quando uomo tocca donna Né?”
“Porco!” (ma che domande sono?????)
“No, qui si dice Chikan né”

I chikan sono quegli uomini che sulla metro palpano le donne. Ecco spiegato perché nelle ore di punta su alcuni vagoni c’è scritto “Only woman”.

“Come dite voi Chikan né?”
“Maiale!” (te l’ho già detto!)
“Qui tante pecorine né?”

Stiamo andando sul grottesco. Forse abbiamo bevuto troppo the verde.

“Io volevo dire che in questa zona tante come dite voi beeeeeee, come fa verso animale beeeee, pecori!”
“Pecora!!!”

Forse non è stata una buona idea prendere l’auto.

“Yasu, senza che ti fermi all’Autogrill. Puoi dirmi dove siamo?”
“Nagoya”

Dopo un’ora…

“Che città è questa?”
“Nagoya”
“Piera, ti prego, vieni davanti? Qui stiamo girando in loop”

Non ce la faccio più. E quando stavo per perdere i sensi ecco arrivare il primo raggio di sole, che illumina la strada davanti a noi e ci ricorda che siamo nel Sol levante.

alba giapponese


“Gabry guarda che è la famosa luce in fondo al tunnel”

Gtvb