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IL MIO CUORE NON SA DOVE ANDARE (La sindrome Yukiko)

Nel Marzo 1983, sul canale NipponTV, faceva il pieno di ascolti Star Tanjõ! - un talent simile a X Factor - dove candide minorenni seducevano il pubblico con canzoni mielose alla Gigliola Cinquetti.
Il fenomeno idol era nel suo periodo d’oro. Non a caso, qualche mese dopo, sullo stesso canale andava in onda Creamy Mami, storia di una ragazzina che grazie a dei poteri magici diventa una star della musica giapponese.
La fantasia e la realtà raramente si assomigliano.
E non poteva certo saperlo Yukiko Okada, che continuava a partecipare a tantissime audizioni senza mai vincerne una.
Yukiko era carina. Sorridente e rassicurante, come tante altre idol negli anni ottanta.

Yukko
Da piccola la descrivevano come silenziosa e creativa. Disegnava manga, dipingeva spesso la cantante Naoko Kawai e sognava un giorno di diventare come lei.
A scuola non era certo la più popolare, quel suo leggero disturbo delle capacità motorie la rendeva impacciata. Ma il fuoco negli occhi le faceva superare ostacoli e risate dietro le spalle.
Impacciata e creativa. Timida e talentuosa. Il connubio perfetto per diventare una pop idol di successo.
Dopo innumerevoli porte in faccia, rifiuti e qualche servizio fotografico modesto, Yukiko venne finalmente selezionata per Star Tanjõ!. O la va o la spacca deve aver pensato.
Perché va bene avere fame di gloria, ma dopo un po’ uno si scoccia a sentire: “Le faremo sapere”.
A quei tempi la regina delle classifiche era Matsuda Seiko e a Nippon Tv cercavano la sua erede, perché si sa, le idol hanno le ore contate. Ai 30 non ci arrivano. E il dimenticatoio è pieno zeppo di ragazze sfruttate dal sistema, mangiate e digerite.
C’era solo un ostacolo da superare per Yukiko: i suoi genitori.
Eh già, mamma e papà non volevano che diventasse una di quelle stupide che sgambettano in televisione cantando di primi amori e segreti adolescenziali.
Era il 1982. Yukiko aveva 15 anni. Riuscì arrivare in finale, ma la madre la prese a ciabattate e le disse: "Col cavolo che ci vai!”
E i treni passano una sola volta. Se non li prendi chissà cosa può accadere alla tua vita.
Ma nel paese dove tutto funziona e i mezzi di superficie sono sempre in orario, per la piccola Yukiko arrivò un altro treno.
Certo fece un po’ i capricci. Si rinchiuse in camera e iniziò uno sciopero della fame.
La pubertà non ti fa molto ragionare e dopo furibonde litigate raggiunse un accordo con la sua famiglia.
Doveva solo superare gli esami di scuola a pieni voti. Era questo il lascia passare per la trasmissione.
E gli autori di Star Tanjõ! credevano così tanto nel suo talento che l'anno dopo la fecero rientrare direttamente in finale.
In un’intervista dichiarò che sua madre cercò di farla ingrassare per farle perdere la competizione.

Yukiko_Okada_idol

Satō Kayo 佐藤佳代 nata il 22 Agosto 1967, in arte Yukiko Okada, cantò una canzone di Akina Nakamori, altra idol vincitrice dell’edizione 1981 e sbaragliò la concorrenza.
Finalmente si trovò in mano un contratto con la Sony e per tutti i suoi fan diventò “Yukko”.
Il suo primo singolo “First date” debuttò al numero 20 di Oricon, la classifica più temuta dagli artisti giapponesi.
Ma l’ascesa di Yukiko era inarrestabile. Non le bastava cantare. Diventò così attrice di drama (le soap opera giapponesi) testimonial e modella.
Nel 1986 raggiunse il primo posto con "Kuchibiru Network", canzone stuzzicante e ambigua, diventata un classico, che racconta di una ragazza che prima di legarsi all’amato vuole provare a viaggiare in “pianeti lontani”.
Audace il suo attacco, che dice: “Ehi... ti chiederò di uscire. Romanticamente. Vuoi un bacio?”

Yukiko era carina e sensuale a suo modo.
Certo non aveva un seno prosperoso, non indossava abiti sexy ne tantomeno si strappava le mutande in scena.
Difficile capire perché piacesse così tanto. All’epoca erano tutte uguali. Capelli neri con frangia fritta e strinata, ortodonzia malcurata, gonnelloni giallo paglierino e maglie in viscosa color pastello.
Ma l’amore dei fan per i propri idoli segue criteri imperscrutabili. Un sentimento che da passione si può trasformare in ossessione. Chiusi nelle camerette costruiscono altari e confessano segretamente nei diari di essere disposti a sacrificare la propria vita per la loro divinità.
Nel 1986 Yukiko conobbe sul set di “The Forbidden Mariko” l’attore Toru Minegishi. 
Lei era nel fiore della sua carriera, con i suoi splendidi 18 anni, lui invece ne aveva 42 e chissà che fascino suscitava sulle ragazzine.
Yukiko si era innamorata perdutamente, ma Toru non aveva intenzione di uscire con lei.
Già li vedeva i giornali: “Vecchio porco adesca idol nei camerini”.

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L’8 Aprile 1986 Yukiko scrisse un biglietto e lo lasciò sul comodino.

“Volevo vederlo di nuovo. Il mio cuore non sa dove andare”.

Poi aprì il gas in cucina, si tagliò le vene e si rinchiuse nell’armadio a piangere.
I vicini iniziarono a sentire uno strano odore e chiamarono i pompieri. Avvertito del fatto, il suo manager corse  da lei.
Yukiko era in stato confusionale e venne portata all’ospedale.
Tutto quello che successe dopo fu veramente strano.
La cronaca racconta che l’amministratore delegato prelevò la cantante ancora in cura e la portò negli uffici della casa discografica per ordine dello stesso patron. Nessun medico l’aveva fermato.
Era stato organizzato un meeting straordinario per capire come insabbiare la notizia del suo tentando suicidio.
Yukiko era stata lasciata da sola in una stanza.
Il problema era la sua carriera, non il suo stato emotivo. 

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Forse aveva ragione la mamma, era meglio finire gli studi e magari iscriversi all’Università, cercare un bravo marito e coltivare il canto e la pittura come hobby.
Mentre gli altri decidevano del suo futuro, Yukiko salì sul terrazzo, si tolse le scarpe e si buttò nel vuoto.
La cosa più triste è che curiosi e giornalisti accorsero davanti al corpo senza vita per fotografarlo. La “sindrome Yukiko” iniziò quel giorno.
Fan increduli e disperati iniziarono a lanciarsi dal balcone emulando la propria beniamina.
I mass media coniarono questo neologismo.
Il fenomeno si riferisce all’effetto Werther, ovvero quando una notizia di un suicidio pubblicata dai mezzi di comunicazione di massa provoca nella società una catena di altri suicidi.
Yukko riposa in un cimitero nella prefettura di Aichi. E i fan vanno ancora a trovarla.

Gtvb