Per il mio ultimo giorno in Giappone mi sono scelto la maledizione delle maledizioni: una full- immersion di templi con guida annessa in lingua anglo-nipponica. Anzi esageriamo: due guide!
Vi ricordo che ho vinto il viaggio aggratis (cliccate QUI) e tutto questo era nel pacchetto all-inclusive, quindi rifiutare mi sembrava da maleducato.
La mail di convocazione è abbastanza perentoria: “Ritrovo nella hall ore 8:30. Non sono ammessi ritardi. Ciao”
Io non sono stato molto furbo. Ho fatto colazione alle 8:10 e poi ho fumato la sigarettina fuori dall’Hotel con l’aria frizzante che mi accarezzava il pancino.
Risultato? Movimenti tellurici intestinali appena è arrivato il pullman a prendermi.
Pensavo fosse un tour intimo e invece è un giro di gruppo. Ci sono filippini, americani, tedeschi e francesi. Sembriamo una barzelletta.
La Guida n°1 appena ci ha visto ha iniziato a sorridere e inchinarsi, poi come nelle tipiche gite di classe ha fatto il giro dei sedili e ci ha contato, manco fossimo degli alunni sprovveduti da tenere a bada.
Ci siamo tutti. Possiamo partire.
“Uelca to Sanlais tul tudei ui uoch meni tempel e empera palas”
(Benvenuti al Sunrise tour oggi vedremo molti templi e il palazzo dell’Imperatore)
Ma è stupendo! Sembra di sentire Ciu Ci Ciao nel film Delitto al ristorante cinese.
“Dis is chiasso”
Chiasso? Ma non era in Svizzera?
Vuoi vedere che siamo entrati in un portale spazio dimensionale e ci tocca comprare cioccolato e orologi?
Il “Chiasso” di Kyoto, ovvero il Castello Nijō, come dice la nostra guida, è molto antico.
È stato costruito nel 1601 per volere di Tokugawa Ieyasu, uno degli Shogun più famosi della storia giapponese.
Nel Castello bisogna entrare scalzi, quindi mi raccomando indossate calze decenti e senza buchi sull’alluce.
Guida n°1 ci fa subito notare che la caratteristica principale di questo sito Patrimonio dell’Unesco è il pavimento.
Non è stato costruito con marmi pregiati o legni magici, ma semplicemente canta. Come un usignolo.
Così in silenzio e tutti in fila abbiamo camminato ascoltando il gorgheggio delle tavole, che non assomiglia proprio al canto dell’uccello passeriforme, ma fa pensare più al lavoro fatto male da un posatore dell’Ikea.
Ok, smetto di scherzare. Il pavimento del Castello Nijō fu costruito con questa peculiarità per difendere i residenti dagli attacchi dei ninja o di altri assassini psicopatici.
L’idea venne all’architetto Itakura Katsushige, che se la tirava un casino.
“Signor Tokugawa ho creato questo pavimento che suona. È una sorta di allarme naturale. Se una notte un killer dovesse camminarci sopra, si sentirà per tutto il palazzo un dolce ronzio, così le vostre guardie potranno subito scovare il bandito e farlo a fette”
Tokugawa non andò mai più a urinare dopo mezzanotte. Poi chiamò il Signor Beghelli e si fece installare un bel Salvavita al collo.
Però il pavimento è rimasto lì a testimoniare come vivevano male imperatori e shogun a quei tempi, sempre con quel timore di essere uccisi.
I dipinti alle pareti sono attribuiti a Kanō Naonobu. Pare che questo pittore abbia disegnato tigri e pantere senza mai averle viste.
Infatti sembrano delle scimmie con delle pellicce striate gialle e nere. :-P
In giro nelle stanze del Castello dei manichini riproducono la vita di corte: ci sono i samurai inginocchiati al cospetto del capo, concubine in kimono che si sparano le pose, Hello Kitty menestrella che suona lo shamisen e…
“Stop nau go tu anoder tempel”
(Fermi. Adesso andiamo in un altro tempio)
Ma come??? Siamo appena arrivati.
Ci trattano come un gregge! Hai due minuti per fare tutto: Scendere dal pullman, foto, tradurre, trattenere la pipì e risalire sul pullman.
“Dis is Mos Burger”
(Questo è Mos Burger)
Guida n°1 ci tiene a fare un po’ di marchette.
Mos Burger è una catena tipo Mc Donald’s, ma molto più genuina. Almeno secondo lei.
Ci consiglia di venire a mangiare qui se abbiamo strane voglie di panini e patatine, perché da Mos Burger non ci sono conservanti, estrogeni e coloranti: la mucca l’abbattono al momento!
“Du iu laik ambuga?”
(Vi piace l’Hamburger?)
E’ tutto surreale.
Ma verrai in Italia. Giuro che al posto del Duomo ti porto a vedere la pizzeria sarda sotto casa mia e te la spaccio per il Museo del Cenacolo Vinciano.
Uno dei luoghi più suggestivi di Kyoto è sicuramente il Kinkaku-Ji, il famoso tempio d’oro.
La foto icona è questa:
Ma non crediate che sia semplice da scattare, perché qui c’è così tanta gente che esci pazzo e alla fine mandi tutti a quel paese e veramente vai da Mos Burger a mangiare, piuttosto che aspettare la luce giusta e che qualche cinese invadente si levi dall’inquadratura.
Yukio Mishima scrisse un bellissimo libro sul Kinkaku-Ji, (Il Padiglione d’oro Ed. Feltrinelli) che racconta la storia di Hayashi Yoken, un giovane monaco balbuziente e con qualche problema posturale, che per ragioni personali incendiò il tempio.
Non vi dico il bordello. Fu imprigionato per sette anni e detestato da tutti.
Quello che vediamo ora fu ricostruito nel 1955 e ristrutturato negli anni 80. Non so chi ci sia a guardia del nuovo Tempio d’oro, ma se osi avvicinarti a una parete c’è un cecchino che ti spara delle frecce intrise di veleno e soia.
“Scusi signora guida posso stare ancora un minuto, non riesco a farmi la foto?”
“No! iz taim tugo”
Guida n°1 è stupenda.
Parla con enfasi dei cessi pubblici giapponesi e dei templi dando loro la stessa importanza. Questo è quello che ho capito mentre mi trascinava con impeto al pullman.
“Se voi ometti dovete urinare ricordatevi di entrare dove c’è la figura del maschio attaccata sulla porta. Potete farla sia in piedi che seduti. Il Tempio d’oro Kinkaku-ji conosciuto anche come Rokuon-ji è stato costruito nel 1397 come villa per lo Shogun Ashikaga Yoshimitsu, il parcheggio dei bus si trova alla vostra destra, il nostro pullman è di colore beige, se sbagliate a prenderlo verrete venduti come schiavi, non date da mangiare ai giapponesi dopo la mezzanotte, i sacchetti igienici per le donne si trovano sotto il sedile insieme allo sconto del 10% per Mos Burger.”.
E’ un po’ difficile godersi questi posti quando sei obbligato a rincorrere la Guida, capire il 50% di quello che dice e aspettare che tutti arrivino in orario al Pullman. Siamo polli in batteria e Kyoto piange perché lei è una poesia e odia essere calpestata da orde di turisti. Nessuno si sofferma a Kyoto. La divorano e le piange di nuovo.
Guardo la città dal finestrino, vorrebbe regalarmi un Haiku e un ventaglio per l’estate, ma la mia guida rompe di nuovo il silenzio.
“E’ usanza in Giappone vestirsi con il kimono durante le feste, ma quelle che vedete in giro per la città sono solo delle volgari straniere asiatiche che fanno le pagliacce”
Poi con una punta di razzismo…
“Sono tutte malesiane e cinesi che affittano nei negozi un kimono a ore e rovinano l’antica atmosfera che si respira a Kyoto”
Tranquilli il peggio deve ancora arrivare: ci stanno portando a pranzo.
In un angolo triste della città dove non c’è nulla, accanto a delle rotaie sorge il ristorante “da Kyoko” modesto locale su due piani dove poveri turisti sono obbligati a mangiare su tavoloni giganteschi.
Il Menù comprende un’annacquata scodella di ramen dove galleggiano pelle e pezzi di pollo, una ciotola di riso scotto, un triangolino di ananas, uno spicchio d’arancia, uno sputo di verdure, carotine tagliate sottili come ostie e una bottiglietta di acqua liscia.
Ho fatto il mio record personale di “seduta a tavola + rutto”: 39 secondi.
Poi ho passato un’ ora a fumare vicino a una Vending machine. E ho bevuto qualsiasi cosa. Ho provato anche ad assaggiare i caffè freddi. Non ve li consiglio! Hanno un vago gusto di catrame.
La mia amica Mia san dice che Kyoto è un po’ troppo vecchia per i suoi ritmi tokyesi.
Qui però si respira un’aria più tranquilla, le persone sono meno stilose, ma non hanno l’aria da alienate.
Al supermercato fanno più caciara, se hai freddo trovi sempre un negozio di foulard e se ti perdi la borsa te la puoi rifare con un furoshiki.
Cambio della guardia.
Alle ore 14:00 è arrivata la Guida n°2, una matta ottuagenaria con una spugnetta attaccata ad un’antenna.
Non parla inglese, ma una lingua sconosciuta dell’Hokkaido e mima orgasmi porno soft.
Per farvi un esempio:
“Uelcambà mmh mmh” (Tradotto sarebbe: bentornati mmh mmh)
“Biuti sakura mmh mmh oh oh oh” (Belli i ciliegi in fiore mmh mmh oh oh oh)
“Kyoto like mmh mmh oh oh oh” (Kyoto piace mmh mmh oh oh oh”)
I teenager americani non fanno altro che prenderla in giro.
Poverina. Mi fa un po’ tenerezza. Però possibile che non ci sia una Guida normale in questo paese? Le trovo tutte io? (QUI la mia avventura a Tokyo)
Guida n°2, nonostante l’età, è velocissima. In due ore ci ha fatto visitare il tempio buddista Rengeoin Sanjusangendo, dove non puoi fare manco una foto sennò i guardiani ti fulminano, il Kennin-Ji, uno dei più antichi templi zen della città, poi un altro di cui non ricordo il nome perché non capivo nemmeno più dov’ero e infine uno dei miei preferiti: il Kiyomizu-dera.
Anche qui c’è un bordello disumano.
(QUI la mia prima visita a questo tempio)
Ci sono un sacco di cinesi impazziti vestiti a festa che si comprano qualsiasi cosa nei negozietti, le malesiane invece si mettono in posa ore per una foto e creano una lunga coda davanti alla fonte che porta gioia, fortuna, felicità, soldi, perdita di peso, abbassamento del colesterolo, morte della suocera e altre cazzate.
La mia riserva di pazienza è finita quando Guida n°2 ci ha mostrato come comprare le bibite dalle macchinette.
Dio, siamo in uno dei più importanti templi al mondo e tu non sai dirmi niente?
Verso la fine dell’anno 700, Enchin, il solito monaco buddista, ma più sveglio di quello che aveva bruciato il Tempio d'oro, sognò un fiume dorato che scendeva dal monte Otowa. Aveva mangiato pesante. :-P
Quando si recò sul luogo per vedere se almeno ci fosse un rigagnolo, trovò un anziano seduto su un ceppo che guardava i cantieri. :-P
Ora la leggenda non è molto chiara, ma dopo che il vecchietto se ne andò, a Enchin fu detto che quell'uomo aveva 200 anni e che con quel ceppo di legno doveva intagliare una statua della dea Kannon con 11 volti e 1000 braccia.
Un po' più difficile no?
Ci lavorò per molti anni e solo quando incontrò il guerriero Sakanoue no Tamuramaro, che rimase colpito dalla sua dedizione e divenne il suo mecenate, riuscì a perfezionare l'immagine della dea. Tamuramaro fondò un tempio nel 778 per ospitare l'immagine di Kannon.
Enchin era un monaco della scuola buddista Hosso, che insegna che la comprensione della realtà proviene dalla nostra mente, piuttosto che dall'esperienza empirica effettiva. A parte le pippe mentali, possiamo dire che Enchin e il guerriero Tamuramaro hanno fatto un bel lavoro.
Mi sono lasciato alle spalle tutto. Le guide, i templi, la geisha, i souvenir. Ho abbandonato il mio gruppo e sono tornato in hotel a piedi. 52 minuti tra piccole vie e negozietti dimenticati dal tempo.
Ahimè il mio ultimo giorno a Kyoto è finito alla stazione. Perché dovevo cambiare questo benedetto Japan Rail Pass.
(QUI la mia avventura alla stazione)
“Scusi gentile signorina che sta al di là del vetro dell’ufficio Ovest, ho sbagliato a cambiare il Japan Rail Pass, giuro che non l’ho usato, posso…”
Alla parola – sbagliato – è suonato un allarme che ha fatto scendere dal cielo i quattro guardiani di Bhante Sujiva. La stazione è stata evacuata, i controllori si sono buttati sui binari, le hostess dei treni hanno cambiato sesso e tutti i bar hanno chiuso per lutto.
“Va bene sciocco di uno straniero baffuto, noi possiamo cambiargli gentilmente il biglietto. Noi possiamo risarcirla di 1600 Yen, ma lei deve ricomprare il Japan Rail Pass. Costa 2000 Yen”
“Quindi le devo solo 400 Yen”
“No! Tu devi a noi 2000 Yen e noi dobbiamo a te 1600 Yen”
“Fa 400 la differenza!”
“No! Noi abbiamo debito con te di 1600 Yen e tu poi pagare a noi 2000 Yen!”
Basta mi esce il sangue dal naso. Abbiamo dovuto fare questa pantomima.
Io ho posato due banconote da 1000 Yen sul piattino, lei con freddezza me li ha mostrati, li ha riposti nella cassa e poi con aria severa ha appoggiato sempre sul solito vassoietto la banconota da 1000 Yen che le avevo appena dato e 6 monete da 100.
“E’ stata molto cordiale signorina. Grazie per avermi offerto il suo aiuto, ma soprattutto per avermi fatto perdere 30 minuti per niente”
“Si figuri sciocco di un turista che non sa leggere le date sul biglietto, la prossima volta vada in vacanza in Liguria, torni presto a trovarci onegaishimasu!”
Ce l’ho fatta! Domani posso ripartire tranquillo.
Kyoto chiude il sipario su un viaggio pieno di sorprese e momenti grotteschi. Potete ripartire da QUI.
Io intanto mi godo il mio kakemono limited edition con l’Uomo ragno che venera i sakura.
Io Kyoto la vedo così. Come un’eroina.
Gtvb