Se ti dovessero beccare in Giappone bello fuori a parlare con un albero di Sakura e con le tasche piene di marijuana, ahimè sarebbe la fine. Dopo mesi di carcere e torture psicologiche sul tuo passaporto verrebbe messo un timbro di
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Finalmente dopo giorni e giorni a spendere soldi da Uniqlo ho convinto Marco a uscire dalla schiavitù dello shopping. Prima passava le sue serate al Konbini e a provarsi allo specchio le 2000 T-shirt che hanno invaso casa nostra. Gli ho proposto una birretta nella Tokyo by Night che è vivace e piena di personaggi curiosi.
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È così difficile scrivere in tempi di guerra. Figuriamoci poi in tempi di guerra e internet, dove la corsa all’ultima notizia e alla foto più atroce sembrano siano diventati più importanti di una visione lucida e ponderata. Un mio amico che abita in Russia è stato oscurato sui social. L’ultima volta mi ha scritto: “Sto bene, ma il monitor ormai è così”.
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Il Giappone è un paese libero? Me lo chiedo ogni volta che inseguo il mio amico Marco, che non fa altro che passare le sue serate a trangugiare al conbini bevande di dubbia provenienza e piene di zuccheri sintetici. Qui a Tokyo puoi essere quello che vuoi, vestirti come ti pare e piace e dare sfogo a qualsiasi perversione.
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Nel 1960 Inejiro Asanuma, capo del partito socialista giapponese, fu assassinato da un giovane studente di estrema destra. Grande sostenitore del comunismo cinese, Asanuma criticava aspramente le relazione fra Stati Uniti e Giappone. Fece scalpore la volta in cui ritornò da Pechino praticamente travestito da Mao Tse-tung e tutti gli gridarono: “cosplayer di merda”.
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