Basta fare il turista. È tempo di vita sociale e di incontrare amici di vecchia data.
Oggi mi hanno invitato in un ristorante di sushi molto famoso qui a Tokyo.
Si chiama Midori Sushi.
A Shibuya potete trovarlo al quarto piano del Centro Commerciale Shibuya Mark City, non effettua consegne a domicilio e c’è sempre una coda interminabile.
〒150-0043 Tokyo,
Shibuya City, Dogenzaka, 1 Chome−12−3 マークシティイ4F
“Allora Gabry ci troviamo alle 11.30, al terzo piano di SMC, davanti al negozio di vestiti per bambini”
“Come mai così presto? Volete fare shopping?”
“No, perché dovremo attendere come minimo 40 minuti”
“Danno il pane gratis?”
“Non è usanza mangiare il pane in Giappone”
“Ma ho visto in giro delle boulangerie magnifiche”
“Sono per gli stronzi!”
Ammazza che carattere che hanno i miei amichetti.
Una delle cose divertenti che raccontano gli italiani all’estero sono i lati negativi e controversi del paese che li ospita.
A tavola, davanti a un buonissimo sushi di Capesante, ci siamo rilassati con argomenti leggeri come il bullismo, gli infanticidi, la questione delle case circondariali, arresti e stranieri molesti.
Credo che non digerirò più.
La mia amica ha 4 figli. Ognuno di loro ha subito bullismo a scuola.
Il primo veniva preso in giro perché non era di razza pura, ma imbastardito con una occidentale, il secondo perché era basso, il terzo audioleso e il quarto non lo so, ma da come si comporta a tavola, credo che l’abbiano recuperato da uno zoo. :-P
Dice che in Giappone i bambini bullizzati vivono nel terrore e si emarginano da tutti.
Non raccontano in casa quello che accade fra i banchi e alla fine cadono in depressione.
Ha saputo di dispetti terribili che hanno subito alcuni compagni di classe dei suoi figli. Ragazzini obbligati a mangiare puntine di matite o vermi vivi.
Uno dei suoi figli non usciva più di casa. E la risposta banale dello psicologo è stata: “Forse perché non ha il Nintendo come tutti gli altri”.
Alcune mamme giapponesi hanno consigliato alla mia amica di non portare in giro il ragazzino con problemi di udito.
In Giappone l’handicap è ancora un motivo di vergogna.
All’inizio del secolo scorso persino le nascite dei gemelli venivano considerate un evento raccapricciante. E l’unica soluzione era quella di far sparire un bambino a caso.
In che paese sono finito?
Comunque il sashimi di tonno grasso è una vera delizia del palato.
Accanto a me c’è Marco, un amico di un amico, che fa l’interprete per gli avvocati che si occupano di stranieri che delinquono.
Qui, per futili motivi, puoi finire in carcere e rimanere fino a 23 giorni, che è il tempo massimo della prima fase burocratica.
Marco si è occupato di inglesi che hanno rubato calzini di Hello Kitty e preso a calci Vending Machine che non davano resto o di rissosi tedeschi che si sono picchiati con giapponesi ubriachi.
La vita in prigione è una sorta di tortura psicologica. Più che un recupero è un annientamento totale della persona.
Secondo il sito InsideOver:
“La cella è munita di un tatami, un futon, un tavolo e un cuscino. Per evitare qualsiasi rischio niente specchi.
La porta ha solo una piccola fessura per consentire l’ingresso dei pasti (riso e zuppa).
Il detenuto, ogni giorno, è svegliato dalla musica, non può allungarsi sul futon o sedersi al di fuori del tempo concesso per il riposo notturno.
Come passano le giornate i carcerati? Seduti tutto il tempo sul proprio cuscino. Come svago possono leggere libri e giornali ed è prevista un’ora d’aria di trenta minuti. La passeggiata, in fila indiana insieme agli altri detenuti, si svolge sul tetto del carcere seguendo una linea bianca. Nessuno può alzare la testa.
Quando il discorso è virato sulla condizione femminile delle giapponesi negli anni cinquanta, sono fuggito, con la scusa di andare in bagno. (QUI un post interessante sulle donne giapponesi)
Ho appuntamento con altri amici a Ueno. Ci sarà anche Mia san, la mia amica del cuore, che mi ha prestato casa sua.
Ci siamo dati appuntamento davanti all’ingresso del famoso mercato Ameyoko: un pot-pourri di pesci, scarpe da ginnastica e abiti in eco pelle.
Drin drin
“Ciao sono Mia, dove sei?”
“Dove mi hai detto tu”
“Non ricordo”
“Sono di fianco alla stazione, di fronte a una scodella robotica di Ramen, indosso delle scarpe da ginnastica gialle e ci sono dei cantanti che cantano a cappella”
“No cappella, è stazione”
“????”
È un nonsense questo discorso.
Questo devo scriverlo per il Ceo.
Ueno è famosa per i musei, lo zoo, il Panda, il pesce a buon mercato e il suo immenso parco pieno di ciliegi.
Ma io ho un’anima nerd superificiale e preferisco visitare Yamashiroya un negozio di giocattolini con angoli dedicati ad ogni tipo di personaggio famoso in Giappone.
C’è il corner di Sailor moon, quello di Dragon Ball, di Naruto e di altre sconosciute celebrità del mondo dell’animazione e dei manga.
Io sono rimasto folgorato da questa specie di fungo, tanto brutto da ipnotizzarmi per 20 minuti.
C’è in tutte le forme e posizioni.
E non so perché lo hanno immortalato con questa ragazzina. Chi andrebbe in giro con un coso marrone che assomiglia a una cacca di Carlino?
Si vede che sto invecchiando. Ormai mi attraggono solo le cose disgustose e non riconosco i nuovi trend.
Non m’ intenerisce più niente. Nemmeno i gattini di plastica che piangono.
Questi negozi sono iniezioni zuccherine che ti mandano in coma diabetico.
Non c’è pace per gli occhi e il cervello. Vieni bombardato da forme e colori, odori e musiche.
I sensi si contaminano e perdi ogni facoltà cognitiva.
Poi in lontananza vedo questo oggetto che mi riporta all’infanzia ormai perduta: la bacchetta di Creamy.
Di fianco a me c’è una donna giapponese vestita da bambina che nota lo stesso oggetto.
Ci guardiamo in segno di sfida.
Parto con passo lungo e pesante, ma lei inizia a volare sulla mia testa, mi lancia raggi gamma, unghie rotanti e sputi radioattivi e alla fine riesce a rubarmela da sotto il naso.
Era la mia ultima occasione per ritornare sulla Stella Piumata e questa maledetta Cosplayer me l’ha rovinata.
Ecco perché poi gli stranieri si azzuffano con i nipponici.
C’è sempre un motivo.
Potrei spingerla dalle scale e andare in prigione ( ma con la bacchetta) o fare finta di niente, augurandole che le cada sulla testa un Boing 747.
Ho vagato come un carcerato con la testa in giù per il mercato di Ueno.
Con gli ambulanti che vendevano pesce di ogni tipo.
“Avete il 45 di queste scarpe?”
“No! Hai il piede troppo grosso”
C’erano negozietti con strane verdure e negozi di dolci appiccicosi.
“Che bella questa camicia. Avete la mia taglia?”
“No, sei troppo grosso”
Ecco cosa vuole dire sentirsi bullizzato.
Mia san, vedendomi così triste, mi ha svelato un segreto.
“A me non piace fare Hanami”
“Perché?”
“Gente fa casino poi vomita”
“In effetti si è persa quella magia della contemplazione del ciliegio in fiore”
“Ma a me non piace neanche stare sola a contemplare, perché ci sono formiche”
Non mi ha molto consolato, però ha stimolato la mia vescica. Forse meglio andare al bagno, sicuramente saprà come tirarmi su il morale. :-P
E finalmente dopo anni di viaggi, sorrisi e cortesie, inchini e gentilezze ecco una trasgressione che mi ha fatto sorridere: il deturpamento pubblico.
“Mia san cosa c’è scritto?”
“Soka gakkai ladra di tasse. Ruba i soldi e si fa tre pasti al giorno più riposino e la sera va a bere”
Ammazza che trasgressione! Speravo in un annuncio hot.
E così la mia giornata è finita lungo la riva del laghetto Shinobazu, tra venditori ambulanti e fiori di loto. Un raggio di luna illuminava un oggetto su una bancarella.
Un altro Topo Gigio. Questa volta venduto a poco prezzo e costretto a vivere in un bicchiere di modesta fattura.
(QUI un altro avvistamento di un suo omonimo)
Oggi ho perso una bacchetta magica, scoperto lati oscuri di questo paese, ma alla fine posso dirlo: “Lascia andare non drammatizzare, ma strapazzami di coccole.” :-P
Gtvb