Lo sapevo che non dovevo guardare i film dell’orrore giapponesi.
Me lo diceva sempre mia nonna “Poi te li sogni di notte”.
Bisogna sempre ascoltare gli anziani, loro hanno più esperienza, ma soprattutto non guardano grotteschi B movie orientali.
Io e Marco abbiamo affittato un appartamento molto spazioso a Nishi-Shinjuku in una casa a due piani. (più o meno)
Viviamo al secondo perché ci piace la bella vista, abbiamo un terrazzo che non usiamo mai e due balconi larghi come un piede di una bambina delle elementari.
Al piano terra c’è un ufficio con delle vetrine sulla strada, ma non ho mai capito cosa facciano i due ragazzi che stanno sempre al computer. Ogni tanto ci salutano.
Solo una volta mi sono fermato a parlare con loro, giusto due convenevoli. Poi alla domanda “Lo avete incontrato?” ho fatto finta di capire e ho detto sì, con il mio accento giapponese.
Ma incontrato chi?????
All'entrata della nostra casetta c’è un grande sgabuzzino con dentro scatoloni, scii, moonboot e altri oggetti ingombranti. Di fianco una scarpiera in legno scuro, che non possiamo usare perché è piena di calzature abbandonate, spaiate e di dubbio gusto.
La proprietaria abita a New York ed era molto contenta che andassimo a vivere a casa sua, un po’ perché incassa un occhio della testa, un po’ perché siamo i suoi primi clienti e via mail scriveva tutta eccitata, manco fossimo consoli in visita diplomatica.
Le scale sono ripide, talmente ripide che di notte si accendono delle luci di sicurezza arancioni, nel caso ci venisse una voglia irrefrenabile di uscire di corsa per andare a comprare una bibita gassata al gusto melone verde.
Sono inquietanti perché danno un' atmosfera alla Suspiria di Dario Argento. Quando ci passo davanti e le vedo avvolte da quell’aura color caco ho paura che sbuchi fuori uno Yurei, quegli spiriti colmi di rancore, che tornano sulla terra per vendicarsi della loro morte. Nella mitologia giapponese sono raffigurati spesso con i capelli neri e un kimono bianco e con delle occhiaie che nemmeno tutti i prodotti di Sephora sarebbero in grado di coprire.
L’appartamento ha un sacco di porticine e di anfratti. Ci sono mobili invisibili che appaiono solo durante la luna piena, prodotti per la pulizia che parlano fra di loro e infine l’aria condizionata che si accende solo se le fai i complimenti.
Il padre della proprietaria abita nello stesso stabile, ma non ho ancora capito dove sia l’ingresso di casa sua.
Ieri notte mi sono addormentato presto, mentre Marco guardava la tv. Maledetto il giorno che gli ho fatto scoprire i programmi trash giapponesi. Ora non se ne perde uno.
Alle due e mezza ho sentito un rumore provenire dalle scale. Erano passi veloci, come se qualcuno con dei calzini di spugna (rigorosamente bianchi) stesse facendo l’imitazione di Jennifer Beals in Flash Dance.
Mi sono detto: “Stai tranquillo, il Giappone è uno dei paesi più sicuri al mondo”
Poi mi sono ricordato di non aver chiuso la porta a chiave. (e di QUESTO post)
“Ma sì, chi vuoi che venga. E poi cosa potrebbero rubarci?”
I passi salivano e scendevano dalle scale, poi si fermavano.
Ora, anche se fosse un assassino omicida, vi sembra il momento di fare gli squat sui gradini?
Ho ascoltato. Con la goccina di sudore che mi colava sulla tempia.
D’improvviso un rumore metallico ha rotto quel soffice camminare.
Vi giuro che ho sentito cadere una sbarra di ferro. E poi un piccolo lamento.
Qualche anno fa a Takizawa, nella prefettura di Iwate, un 24enne ha aggredito con un sega due ragazze del gruppo pop AKB48, durante un evento. Disoccupato e povero, odiava l'agiatezza delle idol strapagate e quindi voleva punirle in nome di una “giustizia salariale”.
Ecco, ho pensato a questo: ero certo che lì fuori ci fosse uno psicopatico xenofobo venuto dall’Hokkaido pronto a squartare due rappresentanti spendaccioni del capitalismo occidentale.
Sicuramente ci avrà incrociato in qualche stazione e mentre lui scendeva dal treno, quel tonto di Marco lo avrà preso dentro senza chiedergli scusa e nell'anima gli sarà salito un odio profondo per i gaijin che vengono in Giappone a rompere i coglioni, infettare gli Onsen e a inseminare le donne più belle.
Ma perché invece di pensare ai miei genitori e ai miei amici lontani mi vengono in mente queste cose?
Qual è l’ultimo film horror che ho visto?
Ah sì! Zombie Ass: storia di cinque ragazzi in balia di morti viventi che escono dalle toilette, vermi parassiti, scoregge e del perfido dottor Tanaka.
Secondo me le scrivono proprio così le sceneggiature dei film trash giapponesi. Due righe buttate a caso e Ciak: si gira!
Mentre il mio assassino era davanti alla porta invece di chiamare aiuto dalla finestra, ho preferito mettere giù due appunti di critica al cinema giapponese.
Moriremo così, senza aver scalato il Monte Fuji. Marco con il telecomando in mano davanti alle trasmissioni sconce e io abbracciato alla tazza del water con una Moleskine sporca di sangue con scritto: “gli attori giapponesi sono dei cani”.
Passeranno la notizia al Tg della NHK, ma solo dopo il Meteo, perché tanto siamo due stranieri, magari scriveranno fake news sul Japan Times, immaginandoci come corrieri della droga vittime di un regolamento di contri tra la mafia italiana e la perfida Yakuza.
Non potevo nascondermi sotto il letto visto che dormo su un futon, e allora tanto vale controllare, mal che vada mi prenderò un’accetta in testa e il mio cervello rotolerà giù per le scale fino alla scarpiera.
Mi sono alzato facendo luce con il cellulare e ho iniziato a chiamare Marco dalla porta della camera, ma quello dormiva bello beato e non sentiva i miei bisbigli.
Ora che faccio? Qui ci vuole una tecnica sopraffina.
Ho iniziato a tirargli le sue mutande nuove di Uniqlo, quelle con il sistema AIRsm che fa traspirare l'apparato genitale e permette all'aria intestinale di uscire senza lasciare cattivi odori sul tessuto.
Dopo 7 lanci, Marco era ancora lì, immobile. Sembrava una cesta delle occasioni di Intimissimi.
C’è voluta la ciabatta per fargli aprire gli occhi.
Gli ho fatto cenno di fare silenzio e a gesti gli ho fatto capire che c’era qualcuno sulle scale.
Invece di allarmarsi si è girato dall'altra parte ed è tornato a dormire.
Vabbè devo trovare il coraggio e affrontare il terrore da solo. Mal che vada il mio cervello rotolerà sempre giù dalle solite scale e per Dio che finale scontato e deprimente.
Armato di deodorante spray ho aperto la porta e acceso la luce. Non c’era nessuno.
Non c’era il famoso Oni, demone cornuto simile a un orco che dilania gli umani con clave o mazze chiodate.
Non c’erano le Hannya, anche loro cornute e con denti aguzzi che uccidono con l'alito infuocato.
Non c’era il Kappa, il tenero “bambino del fiume”, che assomiglia a una tartaruga e che ogni tanto affoga qualcuno.
Non c'era la famosa Yamanuba, la strega della montagna divoratrice di viandanti, forse perché non aveva i soldi per pagare il biglietto del treno.
Non c’erano volpi, fuochi fatui o donne che allungano il collo.
Ci sono rimasto male. Mi aspettavo un incontro col paranormale e invece sono qui con un Infasil in mano a guardare nel vuoto.
Poi ho sentito una vibrazione arrivare dalle pareti. Ci manca la scossetta di terremoto e chiudiamo in bellezza la notte del terrore.
All' improvviso si è aperta una piccola porta che non avevo mai notato ed è uscito un anziano signore tutto trafelato con un'asta appendiabiti.
Non sapevo se urlare o fuggire e invece l'adrenalina mi ha fatto schiacciare con violenza il deodorante che ha profumato l’ambiente rendendo l’atmosfera più fresca e primaverile.
Poi il signore si è inchinato e mi ha detto “Sumimasen” ed è sceso dalle scale.
Indovinate di che colore aveva le calze?
Rigorosamente bianche. Come la paura.
Gtvb
Foto Cover: ©Toshio Saeki 佐伯俊男,