Io sono affezionato a Pippo, il mio primo orsetto di peluche. È stato per anni l'eroe di casa. Mi proteggeva dall'uomo nero sotto il letto, dai mostri che vivevano nell'armadio e persino dai bulletti della scuola. Assomigliava vagamente a Pakkun, la mascotte di Paul e Nina, l'omonimo cartone animato che raccontava di due ragazzini che viaggiavano in un mondo parallelo.
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Botteghe di Tokyo di Mateusz Urbanowicz è un viaggio in una Tokyo antica e "acquarellata". Disegni precisi e nostalgici ti accompagnano in luoghi che, se guardi bene fra le mille foto del tuo ultimo viaggio in Giappone, potrebbero essere nei tuoi scatti. Mateusz ha guardato la capitale nipponica da un’altra prospettiva, si è fermato e la sua matita ha fatto tutto il resto. Sei mai entrato in un libro?
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Parto da lontanissimo, perché è lì che vorrei ritornare. Ricordo che era una domenica sera del 1999. Era l’anno in cui prestavo servizio civile in un paesino fuori Reggio Emilia e tornavo a casa solo nei weekend. Quella domenica ero da mia zia. Aveva cucinato le polpette, quelle buone che solo lei sa fare, perché le impana due volte e ci mette un po’ di peperoncino.
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Lo devo confessare: non credo di aver visto più di due puntate di Capitan Harlock. Quando ero piccolo preferivo i Robot che combattevano dinosauri meccanici e mostri venuti dallo spazio, mi divertivano le streghe che lanciavano strampalate magie e personaggi sportivi che superavano le leggi della fisica. Ma quel pirata spaziale non mi convinceva.
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