Ho letto una storia bellissima sulla città di Otpol che sta al confine tra la Russia e la Manciuria.
Ho provato a cercarla su Google, ma non ho trovato nessuna informazione.
Forse dovrei scrivere il suo nome in cirillico, ma ahimè non è che lo mastichi benissimo.
A me piace curiosare sui siti dei piccoli comuni, vedere che feste patronali ci sono e a che ora chiude l’ufficio anagrafe. :-P
Google transiate mi è venuto in soccorso. E dopo aver buttato sul motore di ricerca questa parola отпол le uniche cose che sono saltate fuori sono state un sito che vende canne e tubi di plastica rigorosamente rossi e un portale per la ricerca di immagini gratuite.
Eppure in questa città a cui non riesco dare un volto è successo qualcosa di miracoloso. Non ora, non l’anno scorso, ma nel 1938.
Erano gli anni delle persecuzioni naziste nei confronti degli ebrei. Molti fuggirono per cercare rifugio in terre lontane. E un gruppo di loro attraversò la Russia con l’obiettivo di arrivare fino in Cina, senza sapere che lì c’erano i giapponesi, alleati con la Germania di Hitler.
Erano in 18.
Furono fermati dall’ufficio immigrazione che rifiutò loro i documenti necessari per passare il confine.
Mentre leggevo questa storia, volevo vedere qualche immagine della città, ma i miei viaggi nella rete non hanno portato a nulla.
Poi ho cercato meglio e ho scoperto che Otpol in realtà è Otpor e che ora si chiama Zabaykalsk. È una stazione della Transiberiana vicinissima alla Cina.
Il Generale Kiichiro Higuchi era al comando dei territori occupati in Manciuria.
Alla vista di quelle persone straziate dal freddo e dalla lunga fuga fu toccato da non so quale sentimento di pietà.
In quel periodo fra Giappone, Russia e Cina tirava un vento di violenza senza pari, la Germania dettava gli ordini e gli Stati Uniti erano considerati il male assoluto.
Il suo spirito sciovinista e la sua rigorosa devozione all’impero si fecero da parte per lasciare emergere quella che fu la scelta più importante della sua vita: restare umano.
Higuchi era nato nel 1888 sull’isola di Awaji, considerata la terra degli dei. Una leggenda racconta che fu questa la prima isola dell’arcipelago giapponese creata da Izanagi e sua sorella Izanami, fra le più potenti divinità scintoiste.
Il mito li raffigura su un ponte galleggiante armati di una lancia ingioiellata ad agitare come matti l’oceano primordiale.
L’isola è famosa per i suoi fiori, ovviamente per la gastronomia, ma soprattutto per i vortici di Naruto, che non sono dei dolci al triplo cioccolato, ma tornadi marini che si formano sotto il ponte che collega Awaji con lo Shikoku.
È un luogo magico, un po’ onirico.
E qui se la ricordano benissimo la Seconda Guerra Mondiale. Nel parco di Wakoudonohiroba c’è una torre disegnata da Kenzo Tange in ricordo degli oltre 200.000 studenti che morirono durante il conflitto.
Tra i girasoli e le ortensie girava e studiava il giovane Higuchi. Imparava l’arte della guerra e il russo.
E questa lingua la imparò così bene che fu mandato in giro come rappresentante dell’Impero.
Durante i suoi viaggi entrò in contatto con molti esponenti della comunità ebraica che gli fecero intuire l’orrore del grande crimine di cui si stava macchiando la Germania e comprendere l’ingiustizia delle persecuzioni nei confronti del loro popolo.
Nel 1937 fu invitato alla Conferenza sionista delle comunità ebraiche dell’Estremo Oriente e qui di fronte a una folla raggelata all’idea di finire nei lager disse: “Voi non siete inferiori a nessun altro gruppo etnico né in ambito scientifico, né nell’industria, né in altro. Essere testimone di questo è un mio dovere di essere umano, e come tale sono profondamente dispiaciuto per quello che sta avvenendo, si tratta di un’emergenza umanitaria. Espellere qualcuno senza designare per lui una destinazione è un trattamento alla stregua dell’omicidio di massa perpetrato con le armi”.
Così a Otpor si prese la responsabilità di offrire riparo e nutrimento ai 18 ebrei in fuga, organizzare un treno e fornire loro i visti per proseguire il loro viaggio verso la Cina.
Un gesto che gli costò molte critiche e ostilità, ma che per l’autorità del suo ruolo non fu possibile impedire. Un gesto di profonda umanità che consentì poi anche ad altri profughi di approfittare di questa via per lasciare i loro paesi e salvarsi la vita.
La “via Higuchi” fra il 1938 e il 1940 salvò tra i 4000 e i 20.000 ebrei.
Un gesto che in realtà non fu unico: negli stessi anni Chiune Sugihara, assegnato al consolato giapponese della Lituania, rilasciò oltre 6000 visti di transito agli ebrei in fuga in modo che potessero viaggiare attraverso il territorio giapponese senza alcun rischio.
Higuchi e Sugihara sono considerati gli Schindler d’Oriente.
Non ci sono documenti che contengono il numero esatti di ebrei morti durante l’Olocausto e la Seconda guerra Mondiale.
Una stima calcola che ne furono uccisi 6 milioni.
Gtvb
Cover: ©Ryuichi Higuchi
Immagini: ©Ryuichi Higuchi/ ©Shin Okabe