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SEPPUKU vs HARAKIRI (differenze di taglio)

Seppuku è la morte onorevole. Un rituale per sventramento che solo i samurai potevano fare.
Harakiri, più usato in occidente, significa tagliare lo stomaco, nel vero senso della parola. Questi due termini si sono sempre confusi e chissà perché da noi si usa di più il secondo.
Forse è colpa di Itō Mancio, Miguel Chijiwa, Juliano Nakaura e Martino Hara, (l’ambasciata Tenshō) i primi giapponesi che arrivarono in Italia nel lontano 1585 spediti dai signori feudali convertiti al cattolicesimo e dal gesuita Alessandro Valignano, per omaggiare Papa Gregorio XIII.
Immagino che a Roma abbiano visto una signora cucinare la trippa e incuriositi dalla ricetta avranno scritto nei loro diari di viaggio: “Prima fai Harakiri, poi prendi l’onorevole trippa e aggiungi sedano, carote, aglio, cipolla e guanciale, infine sfuma con il vino e abbassa la fiamma”.
La cuoca incuriosita da questo termine domandò chiarimenti e da lì nacque l’equivoco. I quattro dell’Ave Maria nipponici cercarono di spiegarle la differenza fra i due termini accomunati dallo stesso gesto di tagliarsi la pancia, ma la cuoca  non capì e mise in giro la voce che i samurai si uccidevano seguendo una ricetta italiana, dove il taglio mortale era chiamato Harakiri, che con un aggiunta di mentuccia e pecorino era la morte sua.
I giapponesi usano la parola Seppuku  per indicare la rappresentazione del sacro suicidio con tutte le sue regole e crismi.
Harakiri invece si riferisce al solo sacrificio personale che non ha regole definite e chiare. Ma la differenza sostanziale è che il Seppuku veniva fatto in presenza di altre persone, poi se ti volevi suicidare in casa tagliandoti parti del corpo a caso, beh quelli erano fatti tuoi, di certo non era Seppuku.
A me sta già venendo il sangue da naso.

seppuku
I samurai lo praticavano per espiare crimini, evitare la cattura da parte del nemico e riguadagnare l’onore, ma che te ne fai della rispettabilità quando sei morto?
Non potevano trovare dei modi meno macabri?
Che ne so: pulire i sontuosi bagni dell’Imperatore, badare con gentilezza le reali vecchie prozie di corte o lavare il riso per un anno nelle peggiori trattorie dell’Hokkaido.

Ma si vede che all’epoca i giapponesi erano sadici. E alla fine di questo mortale protocollo, dietro il poco onorevole guerriero c’era un simpatico amico, chiamato Kaishakunin, che gli tagliava la testa.
Il tutto veniva celebrato con un kimono bianco, secondo me per rendere la scena ancora più splatter.
Al samurai veniva concesso un ultimo pasto e la scelta dell’arma: o una katana o un bel coltello chic. In omaggio c’era un foglio e un calamaio per scrivere una poesia sulla morte.
La moda del Seppuku scoppiò nel XII secolo, narrano i pettegoli di allora che il primo a morire onorevolmente fu Minamoto no Yorimasa, poeta guerriero, che si prese male per aver perso la battaglia di Uji.
Prima di suicidarsi scrisse: 

Come un vecchio albero da cui non si raccolgono i fiori triste è stata la mia vita destinata a non portare alcun frutto

Mai una gioia!

Da lì in poi fu un susseguirsi di pance tagliate in giro per il paese, con questi poveri samurai che invece di essere perdonati (o perdonarsi) preferivano morire fra atroci sofferenze. Ma solo i sacri guerrieri giapponesi potevano riconquistare l’onore suicidandosi, mentre per il popolino non c’era via di scampo: “Sei disonorato? Cazzi tuoi! Il Seppuku non ti salverà”
Il rito da seguire era macabro e precisissimo. il Kaishakunin non doveva tagliare del tutto la testa, ma lasciare che il peso del cranio facesse in modo di strappare la carne e far cadere il dolce viso sulle mani del poco onorevole samurai. Chi non aveva l’amico, poteva farsi secco da solo pugnalandosi al cuore o alla gola.
Anche le mogli dei samurai, per vergogna o per paura di essere catturate e vendute come schiave si uccidevano in ginocchio con i piedi legati sicure di mantenere così una postura modesta.

harakiri
Lo scrittore e professore di Cambridge Andrew Rankin scrisse nel suo libro “Seppuku: A History of Samurai Suicide” che il taglio dello stomaco era già praticato in Cina nell’VII secolo e che per molti asiatici lo spirito risiedeva proprio sotto l’ombelico.
Rankin descrive il taglio come un appello alla purezza, un uomo che non ha niente da nascondere rivela la sua innocenza mostrando le viscere al pubblico.
Le scuse ahimè non potevano bastare o mi esponi sul tatami intestino e fegato o niente perdono.
C’erano dei samurai talmente devoti che facevano Seppuku appena moriva il loro Daimyo.
Tra i più famosi suicidi ci fu quello di Oda Nobunaga, che piuttosto di farsi catturare si uccise insieme al suo attendente Mori Ranmaru nel tempio Honnō-ji, che nel frattempo andava a fuoco.
Ma i nemici non trovarono i resti dei loro corpi e per tutto il Giappone girava la voce che i due fossero fuggiti a St. Tropez per coronare il loro sogno d’amore: sposarsi e aprire un negozio di lavanda.
Triste è la storia dei Byakkotai di Aizu (che potete leggere QUI) che si suicidarono in massa sul monte Iimori. Erano in 19 e nessuno aveva compiuto la maggiore età.

Yukio_Mishima
L’ultimo Seppuku dell’era moderna è stato quello di Yukio Mishima, uno degli scrittori più brillanti e virtuosi del Giappone contemporaneo.
Esteta, fanatico e amante delle arti marziali e del kendo, fondò il Tatenokai, una milizia privata con ideologie di estrema destra e il culto per l’imperatore. 

Come estremo atto di ribellione nei confronti di un paese che stava perdendo la sua identità, nel 1970 insieme a quattro persone del suo clan entrò nel quartier generale delle Forze di Autodifesa Giapponesi a Tokyo sequestrando il Generale Kanetoshi Mashita.
Affacciatosi al balcone cominciò a gridare come un matto e a incitare gli uomini del reggimento di fanteria, che non lo presero molto sul serio.
Il suo ultimo gesto fu un Seppuku mal riuscito, il suo secondo uomo, Masakatsu Morita, considerato da molti il suo amante, non riuscì a tagliargli di netto la testa e fra disperazione e obbedienza continuava a colpirlo senza riuscire nel suo intento. Per concludere la faccenda dovette intervenire un altro del suo clan,
Per Mishima questo fu l'atto conclusivo della sua opera d’arte terminata con la fine dell’ultimo romanzo della tetralogia Il mare della fertilità.
Oggi il Seppuku non è più praticato, ma l’accademico Aya Maeda lo mette in relazione con l’alto numero dei suicidi in Giappone.

“Poiché la responsabilità legale e la responsabilità morale sono strettamente correlate nella cultura giapponese, il suicidio viene usato come mezzo per espiare lo stigma legale. Viene commesso anche per proteggere il gruppo a cui appartengono gli individui”. 

Vi lascio con una poesia che scrisse Saigo Chieko a 33 anni prima di uccidersi. Saigo era la figlia di un consigliere militare del clan di Aizu. 

Il corpo femminile può essere debole come il bambù che si piega al vento ma Il mio spirito è ancora inflessibile.

Quindi l’abbiamo capito?
Harakiri è tagliare la pancia e Seppuku è farlo in compagnia. Mi raccomando, che non vi venga in mente di emulare qualche samurai disonorato.

Gtvb 

Dove chiedere aiuto
Se sei in una situazione di emergenza, chiama il numero 112. Se tu o qualcuno che conosci ha dei pensieri suicidi, puoi chiamare il Telefono Amico allo 199 284 284 oppure via internet da qui, tutti i giorni dalle 10 alle 24.

Puoi anche chiamare i Samaritans al numero verde gratuito 800 86 00 22 da telefono fisso o al 06 77208977 da cellulare, tutti i giorni dalle 13 alle 22.

Cover: Luca Sampieri 
Foto: War of the roses: A portrait of Yukio Mishima from Eikoh Hosoe’s “Ordeal by Roses” collection. | EIKOH HOSOE