Neanche 24 ore a Tokyo che io e Marco siamo subito dovuti ripartire.
Mia san ha organizzato per noi un weekend lungo nel Tohoku, una delle regioni più sexy del Giappone. Piena di montagne su cui sbandare dolcemente e laghi dove poter affogare delusioni amorose.
In queste terre è sepolto Date Masamune, il daimyō meglio conosciuto come Drago da un occhio solo, non per via del suo turgore, ma proprio perché era ciecato come Willy l’orbo dei Goonies.
La nostra prima tappa è Sukagawa, ridente cittadina nella prefettura di Fukushima, che ha dato i natali a Eiji Tsuburaya, il primo regista di Ultraman.
“Gabry non è che ci prendiamo le radiazioni?”
“Stai tranquillo Marco. Al massimo ci ritroveremo con otto seni come i cani”
Per risparmiare abbiamo preso l’autobus, che è sempre un’esperienza, perché si ferma negli Autogrill, che sono dei piccoli mondi creati per distruggere le menti labili di noi poveri occidentali.
Sono previste due soste di soli 15 minuti.
In questo breve lasso di tempo devi: urinare, mangiare, bere, acquistare tutti i prodotti tipici della zona, fumare, se vuoi, fare foto ricordo a prodotti grotteschi, cercare i gadget di Hello Kitty e della Mascotte locale e infine perderti davanti ai bento preparati con cura. Lo sapevo che saremmo cascati nel solito tranello del consumismo, non è un’area di sosta, ma una delle porte dell’Inferno.
Maledetto capitalismo!
Abbiamo spaccato il secondo: dopo 14 minuti avevamo fatto tutto ed eravamo pronti per un party di Ferragosto.
Quelli che viaggiano con noi sembrano dei malati, tirano su con il naso e mangiano a malapena un Onigiri.
Più che un bus sembra un sanatorio.
Io e Marco invece siamo il ritratto della salute. Gote rosse, sushi da qui all’Apocalisse, bevande tutti frutti, sandwich, acqua liscia, dorayaki ai fagioli rossi per le crisi glicemiche, i soliti biscottini a forma di Koala e bon bon rosa al gusto di fragola e additivi chimici.
Agevoliamo una foto:
Mia san ci ha pure sgridato perché facevamo casino come due ragazzini delle medie.
In effetti mi ero dimenticato di dire a Marco che in Giappone ci sono un sacco di regole di buona educazione, ma ho ancora sei ore di viaggio e quindi moltissimo tempo per fargli prendere appunti.
“Allora Marco non puoi fumare per strada come un tossico. Ricorda di togliere la suoneria del cellulare quando sei sui mezzi pubblici, anzi spegnilo proprio, così fai prima. Mai e poi mai dovrai soffiarti il naso in presenza di un giapponese. Non buttare la carta per terra, non fare lo scemo con le studentesse e tieniti lontano dai salaryman ubriachi”
“Posso vantarmi delle mie doti amorose?”
“Giammai! Devi essere umile”
“Se ho bisogno di qualcosa posso bussare al vicino?”
“Chiedere aiuto è un disturbo”
“Posso scendere dal pullman in corsa?”
“No! Perché moriresti e questo potrebbe creare un fastidioso incomodo alla comunità”
Il tempo è passato gentile. Mi ha mostrato paesaggi e montagne, ma anche fabbriche e paesi dormitorio.
Poi il vetro si è appannato e l’unico spettacolo che potevo guardare era la giapponese davanti a me che cliccava like come una pazza su Instagram senza manco guardare le foto.
Poi mi sono addormentato.
Alla stazione degli autobus ci sono venuti a prendere gli amici di Mia san e la neve. Già un po’ di neve cadeva dal cielo quasi come un effetto speciale di un film di Godzilla degli anni 60. Sembrava polistirolo e manco ti bagnava.
Per amici intendo una delegazione di dieci persone dove c’era persino l’Assessore alla Cultura di Sukagawa.
“Mia san hai visto che onore?”
“Sì, io ho detto che venivo con un giornalista italiano”
“E chi sarebbe?”
“Tu!”
“E Marco come lo hai spacciato?”
“Ho detto che abbiamo trovato in Autogrill come cane”
Perché qui è così ben voluta la mia amica giapponese?
Mia san era apparsa alla televisione regionale per essere stata l’artefice dell’amicizia fra Sukagawa e Fara Filiorum Petri, simpatico borgo abruzzese.
Questi due paesi celebrano la loro festa allo stesso modo: bruciando le Farchie.
Si tratta di grossi fasci di canne legati a mano e alti circa otto metri.
Bizzarro come due mondi così lontani con culture differenti abbiano un rito identico.
Il mito delle Farchie abruzzesi nasce da un’antica leggenda che vuole Sant’Antonio Abate trasformato in una sorta di Godzilla pronto a combattere le forze nemiche. Fu lui infatti a fermare le truppe francesi incendiando le querce intorno a Fara e mettendo così in fuga l’invasore. Ogni 16 Gennaio si ripete questa manifestazione, fra canti popolari, grandi abbuffate, buon vino, freddo e fuoco.
A Sukagawa invece da 420 anni si festeggia l’8 Novembre il Taimatsu Akashi Fire Festival, con tanto di Mascotte a forma di fiammella. La storia racconta dell’orbo Masamune, quello che si definiva il Drago da un occhio solo, arrivare in città pronto per conquistare il castello. Ma i coraggiosi cittadini si riunirono armati di torce “Taimatsu” (delle piccole farchie) pronti a difendere le mura insieme ai soldati.
Un evento che viene rievocato dando fuoco a 22 grandissime Farchie trasportate da una cinquantina di persone fino al parco Midorigaoka. E qui bruciate dagli spiriti delle fiamme liberati dalle braci accese al tempio Nikado e trasportate al tramonto con una suggestiva processione.
Uno spettacolo che ti scalda dentro e fuori e devi stare attento a non ustionarti, quindi, mi raccomando, vicino alla Farchia solo in abiti ignifughi.
E tutto brucia fino al mattino. E dal Tohoku all’Abruzzo si aspetta fino a quando l'ultima Farchia muore fra le ceneri.
È così strano qui, mi sembra di essere a casa. Improvvisamente un bagliore arriva da lontano. I miei occhi si chiudono e le sinapsi si ricollegano. Perché tutto mi sembra famigliare?
Ora ricordo. Qui ho un appartamento grandissimo.
Non ci credete?
Sono il cittadino numero 4773 di すかがわ市M78光の町 e abito in ひかりたいまつ地区21丁目3番地7-365 e la mia casa è grande 140坪.
Lo giuro!
A Sukagawa esiste la Città della Luce e anche voi potreste diventare degli abitanti della luce o allucinati o come preferite chiamarvi. Bastano solo tre click.
Tanti anni fa, quando Mia san faceva avanti e indietro dall’Italia mi aveva raccontato di questa divertente operazione di Marketing. Per pubblicizzare Ultraman e portare più turismo da queste parti, il comune si era inventato un paese fantastico che ricorda un po’ Asgard o la città di Metropolis di Fritz Lang.
Basta iscriversi sul sito e in quattro e quattr'otto vi ritroverete in un mondo immaginario pieno di amici mascherati. Prima cosa aprite il sito QUI.
Vi troverete davanti a questa pagina, cliccate dove c’è scritto “GO”.
Si aprirà un’altra pagina piena di ideogrammi e con una simpatica Nicoletta Orsomando travestita da segretaria di Ultraman.
Cliccate nuovamente sul bottone “GO”.
Ed ecco apparirvi il modulo d’iscrizione. È facile da compilare. ( vi ho tradotto negli appositi campi cosa dovete scrivere)
Il messo comunale della Città della Luce vi manderà subito una mail, cliccate sul primo link e saprete immediatamente che numero di abitante siete, l’indirizzo della vostra abitazione e quanto misura la casa.
La mia è di 462 m2 calpestabili e solo Ultraman sa come cavolo farò a pulirla!!!
Gtvb
Se in futuro vorrete visitare la splendida Sukagawa, ricordatevi di andare in comune o in stazione, con il vostro “numero abitante”, pagando solamente 300 yen riceverete l’attestato di cittadinanza e un colpetto sulla spalla da Ultraman.
Cover: ©Tsuburaya Productions