LA VORACE KABUKICHŌ

Il Giappone ha il più grande e insaziabile mercato del sesso.
Non lo direste eppure thailandesi, filippine e malesi finiscono sotto inganno nelle mani della yakuza.
Kabukichō, il quartiere a luci rosse di Tokyo, Minowa la zona delle soapland, Roppongi dove regna il lusso. Tutte zone calde che all’occhio del turista sembrano divertenti Luna Park.
Il numero stimato delle donne risucchiate nel vortice dei “club per adulti” si aggira intorno alle 150.000, il guadagno ha superato il trilione di yen, che non oso neanche immaginare quanti soldi siano.

“Dove mi porti oggi?”
“Cara amica spendacciona siamo stati invitati ad una cena di compleanno”
“Ma io non conosco nessuno a Tokyo”
“Che te frega, c’imbuchiamo!”

In effetti non siamo stati invitati, però ho bisogno di avere una vita sociale. L’importante è portare un regalino per il festeggiato e far finta di essere amico della comara della madre della sua ex vicina di casa.

“Sai dov’è la festa?”
“A Kabukichō”
“Sembra il nome di una marca di polli allo spiedo”

Mia san non vuole che andiamo in questa zona di Tokyo, dice che ci sono le signore cattive. Che ingenua.

“Voi stare attenti, loro vi fanno entrare nei locali e poi tolgono soldi”
“Mia san perché dovrei entrare in un bar del genere?”
“Perché fanno festa lì”
“Magari è un locale diverso”
“Voi attenti a streghe”
“Ma non sono loro il problema”

Vabbè cosa comprare ad uno sconosciuto che non sa neanche della tua esistenza, che non ti ha invitato e magari a pelle ti sta pure antipatico?

“Io opterei per una maglietta”
“Non so neanche com’è fisicamente”
“Una sciarpa?”
“È fuori stagione”
“Se vuoi ho in valigia del caffè sfuso”
“????”


Il ritrovo è davanti alla statua di Hachiko a Shibuya, uno dei luoghi più affollati di Tokyo.
Pensavo fosse una cena intima fra amici e invece siamo in 32.
Italiani single, giapponesi innamorati di italiane, arabe, francesi e persino un’iraniana, sembra di stare in una classica barzelletta c'era un inglese un tedesco e...
Dopo aver preso la metro per andare a Shinjuku, abbiamo perso tre o quattro persone per strada.

“Scusa festeggiato volevo presentarmi: mi chiamo Gabriele e volevo porgerti i miei migliori auguri”
“Grazie”
“Per curiosità, posso sapere dove festeggeremo?”
“Alla grande maiala”
“È il nome del ristorante o il menù?”

Il locale è al sesto piano di un palazzo mal messo. Assomiglia a un club di scambisti anni ottanta, con le tende di velluto rosso e i tavoli con le gambe a forma di arto femminile. I maiali non si sprecano, sono ovunque. Nei quadri, nei sottobicchieri e ricamati sulla tovaglia.
Infine c’è questa enorme statua a forma di porcellona alta due metri che gira al centro della sala, sotto un enorme palla da discoteca, che t’incanta e ti spaventa, ma solo perché se dovesse cadere ucciderebbe metà dei clienti del ristorante.
Siamo stati invitati e non possiamo lamentarci dell’arredamento, siamo mica interior designer.
Abbiamo pagato 2300 Yen per un menù “All you can eat” a buffet.

kabukicho
Il tavolo è molto ricco e sopra ogni pietanza c’è una bandierina che ricorda la nazionalità del piatto.
A voi la scelta:

- Insalata di gamberetti (Italia)
- Tartina molle con e salmone (Inghilterra)
- Kimchi (Korea)
- Riso bianco (Ospedale Fatebenefratelli)
- Zuppa di cadaveri (Korea del Nord)
- Polpettine (la bandierina era caduta dentro il vassoio quindi dovete chiedere a quello che si è strozzato)
- Marshmallow affogati al cioccolato (invenzione della mia amica Piera)
- Gelato (Bandierina color arcobaleno)
- Frutta un po’ ammaccata (Brasile)
- Bagno (in fondo a destra)

C’è qualcosa di malinconico in questa festa. Gli invitati sono così carini e gentili. In effetti sono la cosa più vicino a una famiglia. Si scambiano sorrisi, abbracci e pacche sulle spalle.
Sono tutti lontano dalle loro città e ritrovarsi tutti insieme in questa città che ti ingoia e risputa ogni giorno e quasi una salvezza.

kabukicho

“Piera invece di fare il bagno nella fontana di cioccolato non puoi stare con me a socializzare?”
“Zitto che è un mese che mangio robe alla soia. Voglio farmi venire il diabete mellito”

Si spengono le luci. Meno male, così non vedo la mia amica spalmarsi di cioccolata ovunque. Dovrebbe arrivare la torta in teoria, alle feste si usa così.
E invece ecco apparire sul piccolo palco in fondo alla sala una ragazza in mutande e reggiseno, con una rosa in bocca e un palo alla sua sinistra.
Dopo avere cantato male Lady Marmalade e fatto una pessima esibizione di pole dance è scesa a consegnare il fiore ormai appassito.
A chi?
Non al festeggiato, tanto meno a un giapponese chiunque. È venuta da me.
Sicuramente è stata attratta dal mio fascino latino.
Volevo chiederle da dove veniva, ma è inciampata e mi è finita letteralmente in braccio, poi con non nonchalance si è strusciata sull’angolo del tavolo ed è tornata sul palco, sicuramente con un legamento rotto. :-P
Ci aveva preso in simpatia perché continuava a parlarci in inglese e in un italiano arcaico.

“Nai tu mit ui itaria berra”

Già è difficile pensare in un’altra lingua, perché i giapponesi complicano tutto?

“I uon bek om Roma”

Non so dove tu voglia andare cara amica intrattenitrice, ma meglio lasciar perdere il mondo dello spettacolo, non fa per te.
Ma che dico?
Magari non può andarsene, magari è vittima di qualche pappone crudele che la sfrutta e noi siamo qui a prenderla in giro .
Magari ha dei figli da mantenere, oppure le hanno requisito il passaporto. Sto diventando un po’ paranoico, però se devo dirvi la verità non mi sto molto divertendo.
Improvvisamente il festeggiato e i suoi amici mi sono diventati ostili. Parlano fra di loro usando codici a me sconosciuti, si scambiano battute in tutte le lingue e mi sa che non si sono nemmeno accorti della mia presenza.
Io sono quello in fondo al tavolo invitato dall’amica dell’amico del festeggiato.
Già.
Dopo aver mangiato una torta scadente e aver bevuto del caffè al gusto di Pino Silvestre siamo usciti da quel bordello.
Non c’era niente di peccaminoso in questo locale, nessuna “strega” pronta a spillarci soldi e neanche l’ombra di uno yakuza. Ci sono altri circuiti per accedere a quei posti, meglio non scoprirli.
Fuori dal locale il mio sguardo ha incrociato due ragazze di “bassa presenza” vestite un po’ fuori moda.
Hanno iniziato a seguirmi e poi sulla metro si sono avvicinate con sguardo languido e alito un po’ pesante.

“Ciao ragazze avete bevuto?”

Già faccio fatica a capire mia zia quando mi parla in dialetto, figuriamoci delle giapponesi ubriache in modalità seduzione.
Meglio chiedere aiuto al mio amico Michele.

“Senti queste due mi stanno toccando la gamba”
“Tranquillo stanno facendo – Nanpa”
“Cioè?”
“È un modo di flirtare fra i giovani”
“E cosa stanno dicendo?”
“Se fai un giro con loro”
“Vogliono fare un triangolo?”
“Scusa Gabriele, ho capito male. Mi stanno chiedendo se tu sei il fidanzato della Piera, perché si sono innamorate di lei”

Gtvb