FIREBIRD (Intervista a Kuroda Aki)

Ho incontrato Aki Kuroda alle prove del concerto che ha tenuto insieme ai suoi giovanissimi allievi per l’edizione 2019 di Piano City Milano. Un’edizione ricca ma resa complicata da una pioggia costante. Per fortuna questo concerto si tiene al coperto, nel negozio di pianoforti Furcht.

Ci diamo appuntamento lì un’ora prima dell’esibizione e quando arrivo trovo già alcuni dei pianisti che si stanno preparando. Talenti in erba, ma di grande valore, scelti come allievi dalla stessa Maestra che nel gruppo ha selezionato solo due promettenti italiani.

Aki Kuroda è un’artista di fama internazionale, ma non ha nessuno degli atteggiamenti che ci si aspetterebbe da una star. Vulcanica, simpatica, disponibile a raccontarsi e a rispondere alle mie curiosità.

Nata a Osaka nel 1968, si è laureata alla Tokyo National University of Fine Arts and Music nel 1992. Poi è venuta in Italia, per proseguire gli studi all’Accademia Musicale Pescarese.

 

Come mai proprio Pescara?

"Amo molto Arturo Benedetti Michelangeli, uno dei più grandi pianisti italiani. Purtroppo è mancato prima che arrivassi in Italia e non ho potuto studiare con lui.
Il maestro Bruno Mezzena però ne aveva raccolto l’eredità e insegnava proprio a Pescara.
Era stato allievo di Michelangeli e io sono diventata “l’allieva dell’allievo”. Un percorso di studio importante per la mia formazione.
Ora che anche il mio maestro non c’è più mi sento custode dei loro insegnamenti"

 

Aki Kuroda si è esibita sui più importanti palcoscenici del mondo e ha conquistato prestigiosi riconoscimenti internazionali.
Nel suo repertorio, oltre ad opere di musica classica, moderna e contemporanea, anche incursioni in generi molto diversi: il jazz, la musica popolare, la Wolrd Music, l’avanguardia, il rock.
Ha eseguito brani di Keith Emerson (“Tarkus & Pictures at an Exhibition”) e Frank Zappa. Ma ama particolarmente i tanghi di Piazzolla (ha registrato due CD “Tango prelude” e “Tango 2000”).

 

Com’è nato questo amore per il tango?

"I miei genitori si sono conosciuti e innamorati perché ballavano il tango. Erano gli anni Sessanta e il tango era già famoso in Giappone. Così sono cresciuta ascoltando tanghi argentini e guardandoli ballare. E questa musica mi ha influenzato molto.
Ho avuto anche la fortuna di registrare alcuni brani insieme a Amelita Baltar, grande cantante e seconda moglie di Astor Piazzolla.
È stato un incontro molto piacevole e formativo. Lei abitava in Italia e parlavamo tanto insieme. Ovviamente in italiano"

E per avvicinarsi alla musica giapponese cosa consiglieresti di ascoltare?

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Dall’età di tre anni ho sempre studiato Bethoven, Mozart, Chopin e tutti gli autori di classica. Non mi sono mai avvicinata davvero alla musica tradizionale giapponese. Per questo mi fa molto ridere quando alcuni dicono che nelle mie interpretazioni si sente un “profumo giapponese”.
Però ho registrato la colonna per il videogioco “Final Fantasy X” riarrangiata da Masashi Hamauzu: possiamo dire che, almeno un pochino, è musica giapponese?"

Fra i grandi compositori giapponesi a me viene in mente Ryuichi Sakamoto…

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Bè anche lui ha studi classici e ha sperimentato molto con altre sonorità"

          
Pensi che Milano sia una città che offre
abbastanza spazi a musicisti e appassionati?

"Sicuramente la Scala di Milano è uno dei luoghi più belli e ambiti per un musicista. Ma a Milano esistono tante realtà, anche molto piccole, dove fare e ascoltare buona musica.
In questo assomiglia un po’ a Tokyo"

 

Hai un luogo del cuore a Tokyo o in Giappone dove ti piace o ti piacerebbe suonare?

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Sai, io sono una strana pianista: se c’è una tastiera suono anche per strada!
Però a Tokyo voglio segnalare un evento simile a Piano City che si è appena concluso. Si chiama la Folle Journée (https://www.lfj.jp/lfj_2019e/), un festival di musica classica che riempie la città di orchestre e solisti che suonano ovunque a prezzi molto contenuti"

Aki Kuroda

Il tempo della nostra chiacchierata finisce troppo in fretta.
Adesso è il momento di lasciar spazio alla musica e di farsi ammaliare dalla bravura di questi giovani artisti, commoventi nella loro concentrazione mentre si esibiscono e nella loro timidezza quando è il momento di ricevere gli applausi.
Sono moltissime le domande che ancora vorrei fare ad Aki Kuroda, se non altro per il piacere di sentirla parlare con il suo entusiasmo e il suo italiano colorito.
Fra i suoi allievi c’è anche il figlio di una coppia di amici e per questo sono certo che avrò ancora l’occasione di incontrarla e bersagliarla di domande.

Gtvb