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DOV'ERI L'11 MARZO?

L’11 marzo 2011 ho passato una notte di inferno. Non mi era mai successo di avere un attacco di cervicale. Manco fossi un anziano che vive in un garage umido.
Invece di dormire sono rimasto in bagno, in preda a nausee, giramenti di capo e sudorazioni abbondanti.
Mia mamma il giorno prima aveva sognato che si allagava la cucina.

“Gabry non puoi capire, c’era un sacco di acqua e tu non c’eri”
“E dov’ero?”
“In Giappone…e poi tuo padre non poteva aiutarmi”
“Ci sfido è in carrozzina!”
“Stronzo!”

Mia mamma dice di essere una strega, che lei se lo sentiva.
Sentiva cosa?
Alle 6 del mattino mi sono addormentato. 46 minuti dopo in Giappone una violentissima scossa di magnitudo 9 ha investito il nord est del paese.
Lo hanno chiamato il “Grande terremoto del Giappone orientale”.
Dovevo partire qualche giorno dopo, ma il mio corpo, per qualche strana coincidenza, mi stava avvertendo che quel viaggio non sarebbe mai arrivato.
Alle dieci mi ha chiamato la mia amica Barbara.
Non sapevo ancora nulla della tragedia, dello tsunami…ero solo stanco.

“Pronto Gabry…sono tutti per strada”

 La prima cosa che mi è venuta in mente è stato il carnevale, forse la mia amica era in mezzo ai carri di qualche festa paesana.

“Sto monitorando il tutto”

La cervicale non mi dava tregua, continuavo a non capire, poi le parole “Tokyo ha retto al terremoto”.

In quell’attimo la mia testa ha smesso di provare dolore.
Cento mila pensieri sono entrati nel mio cervello.
Cosa devo fare? Chi devo chiamare? Come posso aiutare?
Mi sono collegato al computer per vedere le notizie dell’Ansa, del Corriere e di Repubblica.
Più mettevo a fuoco le dimensioni del disastro più cresceva l’ansia per le condizioni dei miei amici.
Sono andato a leggere i loro blog, le loro pagine Facebook e i messaggi di Twitter.
Tutti tornavano on line. Siamo vivi scrivevano.

Gianni Giosuè Tsunami Giappone
La casa della mia amica a Sendai si è inclinata di 45°, il suo pianoforte è andato a sbattere contro la parente e ha perso 4 tasti. Solo 4.
Yasuo Takamatsu ha una storia tragica e romantica. L’11 Marzo sua moglie Yuko è scomparsa.
Ogni giorno esce a cercarla in mare, ma le onde di Onagawa non gliel’hanno più restituita.
Sono passati otto anni, ho visitato il Tohoku e la prefettura di Fukushima.
Nonostante la memoria e il dolore di quei giorni viva ancora nella compostezza dei giapponesi, c’è un lungo cammino di speranza per il futuro, che stride con le notizie della centrale nucleare date dal governo.

Gianni Giosuè Tsunami Japan
La città di Iwaki sta portando avanti un progetto virtuoso insieme all’artista cinese Cai Guo Qiang, ovvero piantare 99.000 alberi di ciliegio. Il numero 99 in Cina è simbolo di eternità.
Insieme lasceranno alle nuove generazioni un simbolo di rinascita, un simbolo di chi la terra la ama e la teme.
Quando a Marzo soffia l’ Haru Ichiban vuole dire che sta arrivando la primavera.

Gtvb



Foto: Gianni Giosuè ©