Giovanni Battista Sidoti entrò illegalmente in Giappone durante il periodo Edo per predicare il cristianesimo.
Sbarcò nel 1708 sull'isola di Yakushima, sulle spalle 40 anni, un'immagine della Madonna, un breviario, gli oli sacri e un altare portatile.
Non aveva paura di quello che era successo ai suoi predecessori. La fede e l’ostinazione erano più forti di qualsiasi martirio.
Ma nonostante il travestimento da samurai, Sidoti venne subito scoperto e imprigionato prima a Nagasaki e poi a Tokyo.
Per anni intrattenne un rapporto civile, fatto di colloqui e confronti, con Arai Hakuseki, consigliere dello Shogun e studioso del confucianesimo. A dividerli solo le sbarre.
I suoi “guardiani” erano il Signor Chôsuke e sua moglie Haru. Convertiti dalla sue parole, si fecero battezzare pur sapendo a cosa sarebbero andati incontro.
Quando morirono furono sepolti tutti e tre insieme, quasi a contenere l’aura che poteva contaminare la fede vacillante dei giapponesi dell’epoca. Io non lo so. Lo suppongo. Mi piace pensarla così.
I loro resti sono stati ritrovati nel 2014 durante la costruzione di un palazzo nella zona di Myogadani a Tokyo.
La prima volta che ho sentito questa storia ero a casa di Stefano Carrer, giornalista del Sole 24 Ore. Per anni Corrispondente dal Giappone, ogni sua parola scritta era una viaggio meticoloso in prima classe.
La cosa che mi fa sorridere è che il libro su Giovanni Sidoti ero appoggiato sul bidet.
E non è un fatto negativo. Le migliori intuizioni arrivano in bagno, si accendono con il rasoio e crescono come la schiuma da barba.
La prima volta che ho conosciuto Stefano, subito dopo le presentazioni, mi ha chiesto: “Cosa fai adesso?”
Una domanda con molteplici possibilità di risposta. Ho flaggato quella che mi sembrava più pertinente.
“Vorrei aprire un blog sul Giappone, m’interessano le storie, il grottesco, gli intrecci amorosi, le contraddizioni e tutto quello che c’è sotto i tappeti”
Mi ha consigliato di andare ai templi di Oagata e Tagata, nella prefettura di Nagoya.
Lì si celebra la fertilità con riti legati agli apparati femminili e maschili. Niente a che fare con il volgare e pop Kanamara Matsuri.
Volevo lo stravagante eccomi servito.
Stefano ha incontrato l’Imperatore Akihito. Mi ha detto che aveva un viso buffo. Dell’Imperatrice ricorda i capelli.
Stefano ha volato con loro insieme ad altri giornalisti nel 2017, durante la visita in Vietnam dei reali giapponesi.
C'eravamo promessi di andare insieme al Far East Festival di Udine di quest'anno, sicuramente mi avrebbe fatto cambiare idea sulla recitazione di alcuni attori giapponesi.
Stefano c’era a Fukushima, ha raccontato i ciliegi in fiore e i cammelli nel deserto di Tottori.
Parlava di numeri e pil, ma anche di Cosplayer e Pokemon.
L'ultima volta che ci siamo visti mi hai chiesto: "Cosa fai adesso?"
Devo ancora rispondergli.
Stefano Carrer non c'è più. QUI il personale ricordo del collega Attilio Geroni.
Gtvb
Grazie a Stefania Viti, Barbara Waschimps e a Stefano per la bella serata.
(poco più di un anno fa)