Finalmente ci siamo svegliati a Tokyo.
Per anni ho promesso a Marco di portarlo nei deliri dello shopping giapponese, ma da quando siamo atterrati stiamo solo visitando vecchie città postali abitate da anziani, che per carità sono interessantissime, ma non ti danno quell'eccitazione elettrica al perineo che solo Tokyo è capace di donarti, perché solo lei sa fare quella cosa con la lingua…ok scusate sto esagerando, mi sono lasciato un po' andare.
Il Governo giapponese mi ha mandato un Whatsapp sul cellulare: "Caro Gabriele sappiamo che sei in Giappone con un tuo amico spendaccione, siccome siamo uno dei paesi con il più alto debito pubblico al mondo, avremmo bisogno di far girare l'economia, in allegato trovi gli ingredienti per la pozione che provoca un irrefrenabile shopping compulsivo. Falla bere al tuo amico oppure non ti faremo più entrare nel nostro paese e ti toccherà cambiare il nome del tuo blog in MoliseTVB"
Bene sono stato ricattato. A parte che Marco non ha bisogno di intrugli per impazzire, qualsiasi vetrina diventa per lui un luogo di culto e ispirazione per un ipotetico business.
"Gabriele esportiamo i Kit Kat rosa?"
"Credimi sanno di burro e basta"
"Quelli verdi al the verde?"
"Sono antiossidanti, ma ti fanno venire il diabete dopo un morso"
"I guanti da golf di Hello Kitty?
“Adesso ti porto a vedere Shibuya. Lì puoi sbizzarrirti e farti venire un sacco di idee imprenditoriali, ma prima bevi questo"
Fra gli ingredienti ci sono: Fanta all'uva, fegato di Pikachu, sputo di Geisha centenaria, alito di Shiba Inu, salsa di soia e sangue di una vergine di Harajuku.
Sono ufficialmente una spia dell’Intelligence nipponica, che se poi usa questi mezzucci mi sa che tanto lontano non riuscirà ad andare.
Non ho fatto in tempo a spiegargli la storia del cane Hachiko, un high-light di Shibuya, nonché una delle statue più fotografate del pianeta, che l’ho visto precipitarsi come uno zombie affamato da Don Quijote, il negozio aperto 24H e che offre un’esperienza che in nessun altro Department Store al mondo esiste: psicosi d’acquisto maniacale.
Qui ci si perde fra pesce secco e calzini di Doraemon, magliette con le scritte più assurde e sake a buon mercato. Desideri ogni cosa che vedi. Non hai pace davanti ai cappellini di Pikachu e alle bibite colorate.
Marco però ha deciso di puntare ai piani alti dove c’è la cosmesi che ti trasforma in una teenager.
Si è fatto convincere da un promoter ad acquistare una crema rigenerante al riso, che poi non so come facessero a capirsi, ma Marco mi ha assicurato: “Ha detto che ti spiana le rughe”.
La sua mente è obnubilata da unghie finte e contorni occhi al gusto di fragoline di bosco.
L’abisso mentale l’ha raggiunto quando ha deciso che nel suo guardaroba non poteva mancare il costume da vecchio pervertito con il pannolone.
Siamo stati un’ora e mezza dentro questo girone infernale. All’uscita avevamo sacchetti pieni di una serie di liquidi da bere della Shiseido che promettono di rigenerare la pelle passando dall’intestino, del Philadelphia al the verde, che assomiglia a un frappè di lucertole, una riproduzione in miniatura di un gabinetto, che è utile se hai un criceto con la dissenteria, un mouse per il computer, un culo con una ventosa da attaccare al cellulare, dei cereali con frutta disidratata e resti umani e infine un reggi-mento.
Qualsiasi cosa gli faccia vedere lo esalta e inizia a gridare: “Compriamolo!”
Forse dovrei portarlo lontano da questo quartiere tentatore. Magari in un parco oppure in un tempio silenzioso.
“Marco se andassimo al Senso Ji?”
“È una Night club sexy?”
“No! È uno dei templi più importanti di Tokyo”
“Tranquillo lo guardo su Google!"
Dio ho creato un mostro.
Le sue tasche sono piene di monetine che cadono costantemente per terra.
Si diverte nelle sale giochi, salta e balla quando passano i camion che pubblicizzano i dischi dei cantanti giapponesi, rimane in trance davanti alle insegne luminose.
“Gabry posso comprare dei pupazzetti della Marvel?”
“Certo. Puoi fare quello che vuoi. Ma siamo in Giappone che te ne fai di giocattolini americani?”
“Perché Hulk non è giapponese?”
E’ evidente che ho esagerato con le dosi della pozione, mi sento un po’ in colpa. Marco non vuole nemmeno seguire le regole nipponiche. Non capisce come mai non ci siano cestini in mezzo alla strada, perché è vietato fumare e perché tutti fanno la coda così educatamente.
Poi quando sente la parola “chotto,” che in giapponese significa “un momento,” si offende. (in foggiano “ciotto” significa “cicciottello”)
Alle 19:30 finalmente abbiamo mangiato in un posto assurdo, all’ottavo piano di un palazzo, dove cucinano praticamente solo pollo, con delle sedie a forma di bidone dove puoi infilarci i giubbotti dentro.
Alle 21:00 ancora in preda alla maledizione ha preteso del sushi in un posto fetido.
Alle 21:15 ho scoperto che si era speso tutti soldi della settimana.
“Devo comprare la maschera al collagene di Lady Oscar”
“Ma che te ne fai? E’ una truffa, Lady Oscar si vestiva da uomo mica andava da Sephora”
“Allora voglio le tette finte per palpeggiarmi da solo”
“Marco ti serve un antidoto”
“No! Dei semi di zucca, aiutano gli spermatidi a trasformarsi in buoni spermatozoi”
“Cos’hai in mente?”
Vabbè avete capito vero?
GiapponeTVB
Foto Cover: Utagawa Kuniteru III